Civiltà del Lavoro, n. 2/2024

23 Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2024 PRIMO PIANO sicci interventi di sostegno finanziario alle imprese che producevano tecnologie per la transizione energetica. Si è così creato un differenziale di capacità produttiva, di competenze e di posizione competitiva che difficilmente consentirà all’Europa di recuperare in tempi ragionevoli i ritardi accumulati. Il Paese che si è mosso con più determinazione nel promuovere gli investimenti nelle tecnologie rinnovabili incluso il solare, l’eolico, l’idrogeno verde i progetti geotermici è stata la Cina. È stato infatti intorno agli anni Dieci che la Cina ha incominciato a sviluppare una politica di sostegno attivo allo sviluppo del settore che le ha consentito nel 2023 di avere poco più della metà del parco installato mondiale di energie rinnovabili. Grazie a questi formidabili investimenti, il settore delle energie industriali in Cina ha acquisito un vantaggio competitivo in termini di dimensioni e di costi difficilmente raggiungibile. Gli Stati Uniti sono partiti in ritardo rispetto alla Cina, ma hanno cercato di recuperare attraverso la dimensione finanziaria degli interventi. L’Inflation Reduction Act promosso dal presidente Biden è stato approvato nell’agosto del 2022, mettendo a disposizione del sistema economico per accelerare il processo di transizione, 783 miliardi di dollari. In Europa è scattato l’allarme solo dopo avere visto i provvedimenti adottati negli Stati Uniti. La Commissione ha cercato di recuperare con l’approvazione del Net Zero Industry Act nel marzo del 2023. Di lì è partito il processo di concertazione con il Consiglio europeo e il Parlamento che si dovrebbe concludere a breve. L’Europa ha dunque accumulato quasi dieci anni di ritardo rispetto alla Cina e solo ora ha riconosciuto la necessità di sostenere l’industria per realizzare gli investimenti necessari alla transizione energetica. Purtroppo la Commissione europea non dispone di grandi risorse finanziarie da mettere a disposizione dell’industria per compensare il gap competitivo e quindi ha cercato soprattutto di alleggerire i processi autorizzativi e quelli relativi alla concessione di aiuti di Stato ai settori delle rinnovabili, creando così una forte disparita di trattamento tra i paesi che hanno spazio fiscale per gli aiuti, come la Germania, e paesi che invece questo spazio non ce l’hanno. Tutto questo indurrebbe al pessimismo se non fosse che i risultati raggiunti in Europa nel contenimento delle emissioni negli ultimi trenta anni testimoniano una straordinaria e diffusa capacità dell’industria di rispondere alla sfida della transizione verde. Bisogna, però, che sia consentito all’industria stessa di trovare le soluzioni più efficaci in un dialogo con le istituzioni europee basato sul rispetto dei meccanismi di mercato e senza imporre scelte tecnologiche che potrebbero risultare inefficaci rispetto agli ambiziosi obiettivi della transizione. L’Europa ha accumulato quasi dieci anni di ritardo rispetto alla Cina e solo ora ha riconosciuto la necessità di sostenere l’industria per realizzare gli investimenti necessari alla transizione energetica Franco Bernabè è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2011. È presidente di FB Group, società di investimenti e di Techvisory, che si occupa dello sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti e servizi innovativi ad alto valore tecnologico. È presidente di Acciaierie d’Italia ed è stato presidente e amministratore delegato di Telecom Italia e amministratore delegato dell’Eni, della quale ha gestito la trasformazione da ente di Stato in SpA Foto pitinan © 123RF.com

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