Civiltà del Lavoro, n. 2/2024

33 FOCUS Civiltà del Lavoro | marzo • aprile 2024 Come si dovrebbe organizzare meglio questo rapporto tra centro e territorio? Ci sono alcuni aspetti su cui è imprescindibile la strategia territoriale, altri invece su cui il contributo di un’istituzione centrale può fare la differenza. Mi riferisco ad esempio ad investimenti per potenziare la rete di infrastrutture e trasporti che consentano la visita di località e borghi più difficili da raggiungere, piuttosto che allo stanziamento di risorse economiche per supportare le aziende che decidono di investire in questo settore. Anche il ruolo giocato dagli istituti di credito, in questo senso, sarà determinante nel sostenere le aziende della filiera turistica con progetti che siano in grado da un lato di premiare i più abili e dall’altro di aiutare coloro che, seppur con difficoltà, saranno in grado di superare questo momento di incertezza. Quali sono le forme di turismo più promettenti per il futuro? Il turismo culturale rappresenta l’emblema dell’attrattività turistica dell’Italia ed è uno dei principali fattori trainanti soprattutto per il turista straniero. È evidente però, come emerge anche dall’osservatorio sul turismo di Nomisma, che le abitudini e le esigenze del turista, sia italiano che straniero, stanno mutando e in questo scenario le mete e i viaggi sostenibili rappresentano uno dei trend futuri. La sostenibilità è ora uno dei principali driver a cui i turisti guardano nella scelta della meta, dalla scelta di strutture ecosostenibili in cui pernottare fino allo svolgimento di attività a basso impatto ambientale. L’Italia vanta un’enorme ricchezza territoriale dovuta alla presenza di mare, montagna, città d’arte, borghi, cammini e tanto altro potenziale ancora inespresso. Il turismo inclusivo e accessibile a tutti con un’offerta che tenga in considerazione le diverse finalità del viaggio sarà essenziale: enoturismo, lavoro, formazione, sport, religioso per citarne alcuni. Il successo dei luoghi iconici del turismo rischia di provocare effetti di congestione: Venezia sta per questo sperimentando l’ingresso in città col ticket. Che ne pensa? Ci possono essere altre soluzioni per evitare il congestionamento? L’overtourism è un problema abbastanza diffuso nel nostro Paese. La conformazione del nostro territorio, soprattutto di alcune zone, fa trovare terreno fertile a questo fenomeno. Sicuramente Venezia è il caso più eclatante in Italia, ma ci sono altri territori che in particolari periodi dell’anno vivono lo stesso problema; penso ad esempio alle principali mete turistiche nelle isole. L’implementazione del pagamento del ticket per l’ingresso giornaliero a Venezia è attualmente in fase sperimentale con l’obiettivo di valutare se possa effettivamente ridurre l’afflusso turistico nella città lagunare. Sicuramente è una delle azioni che possono essere introdotte per mitigare i problemi di congestione in particolari periodi dell’anno. Tuttavia, a mio avviso non è sufficiente; è necessario invece affiancare azioni per una redistribuzione organizzata dei turisti durante tutti i periodi dell’anno, con politiche di controllo, ad esempio, rispetto agli itinerari di viaggio o alla regolamentazione degli affitti a breve termine, che in questo senso, negli ultimi anni hanno dato una forte spinta in termini di disponibilità di offerta di strutture ricettive. In questo, l’estero ci mette a disposizione modelli rodati che stanno ormai ultimando la fase di sperimentazione. Le abitudini e le esigenze del turista, sia italiano che straniero, stanno mutando e in questo scenario le mete e i viaggi sostenibili rappresentano uno dei trend futuri Venezia: primo giorno del contributo di accesso per visitare la città Foto Mirco Toniolo - Errebi @ AGF

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