Civiltà del Lavoro, n. 3/2024

48 FOCUS Civiltà del Lavoro | maggio • giugno • luglio 2024 Cavalieri del Mezzogiorno. “L’impatto dell’innovazione tecnologica sul mondo del lavoro è molto significativo, a volte viene trattato in maniera discordante ma io so- no ottimista e penso che sia sempre l’occasione per cre- scere, migliorare, reinventarsi, per trovare nuove forme di lavoro, nuove competenze, nuovi profili professionali purché tutto sia ben guidato e seguito”. CASTELLI: “L’Ia solo punta dell’iceberg” “È evidente che noi oggi con- tinuiamo a ragionare ancora con un retaggio del XX secolo, partiamo da una base di perce- zione errata: otto ore di lavo- ro al giorno per cinque giorni alla settimana per 44 settima- ne lavorative all’anno, 7.760 ore all’anno. Grossomodo questi sono i ragionamenti di quando guardiamo il lavoro che è questa quantità di ca- pacità intellettuale, manuale, operativa. È evidente però che già lo smart working o remote working, ha cambia- to il rapporto tra vita lavorativa e vita personale per un numero crescente di persone e di lavoratori ed è altret- tanto evidente che sono sempre di più i lavoratori che sono impattati da un qualche livello di automazione”. “Ci sono sistemi informativi sempre più integrati e so- fisticati che stanno incorporando progressivamente le capacità dell’Ia. Nel medio periodo – ha proseguito il professore – l’Ia generativa è la punta dell’iceberg, è la cosa che ha reso evidente quello che sta accadendo nel mondo dell’Intelligenza artificiale. La ricerca produrrà nuove capacità basate sul deep machine learning, sul machine reasoning, su tutte queste cose che sono mol- to più avanzate che non l’Ia generativa. E la curva espo- nenziale dell’impatto dell’Ia comincerà a manifestarsi”. Castelli ha sottolineato anche l’aspetto geopolitico dell’Ia. “Ormai – ha detto – la capacità di sviluppo delle tecno- logie digitali è un affare di miliardi di euro o di dollari di investimento e osservate come siano solo nelle mani dei grandi gruppi privati, Google, Apple, Meta, Amazon e della Cina. Quando leggo che l’Italia sta per investi- re un miliardo di euro per l’intelligenza artificiale, sono molto perplesso. È evidente che alla gara per lo svilup- po delle tecnologie di base, l’Italia non è neppure iscrit- ta. Dobbiamo investire per imparare a usarle al meglio”. FAVUZZI: “Favorire ecosi- stemi digitali” Nel suo intervento Domenico Favuzzi ha messo subito in evi- denza due dati relativi alla for- mazione nelle discipline Ict. “Il primo, problematico, è che il numero di laureati italiani oggi occupati nel mondo Ict è mol- to basso, solo l’1,4%. La notizia positiva è che il numero delle persone che si laureano ogni anno in materie Ict è cresciuto ed è intorno al 5% e il numero dei corsi di laurea su tutto il territorio italiano oggi è al 7% del totale. In qualche modo quindi ci aspet- tiamo che questi dati possano migliorare”. Parlando della virtualizzazione degli ambienti di lavoro, Fa- vuzzi ne ha messo in luce il potenziale aumento di produt- tività indicandone, al tempo stesso, nuove criticità connes- se alla sicurezza aziendale e più in generale alle necessità di trovare nuovi equilibri lavoro-vita “sui quali siamo an- cora in cerca del corretto trade-off, perché non si tratta solo di un problema quantitativo, di orario di lavoro, ma anche di tensione e di attenzione sia alla vita che al lavoro”. Castelli: L’Ia generativa è la punta dell’iceberg. La ricerca produrrà nuove capacità basate sul deep machine learning , sul machine reasoning , su tutte queste cose che sono molto più avanzate che non l’Ia generativa Foto Canio Romaniello © Imagoeconomica; Giuliano del Gatto © Imagoeconomica Favuzzi: Possiamo puntare a essere un’area di integrazione di tutte le componenti: i governi, gli enti di ricerca, le aziende, le start up, le infrastrutture tecnologiche. In questo modo la diffusione di vantaggi dell’innovazione diventa circolare TECNOLOGIA

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