Civiltà del Lavoro, n. 3/2024
49 FOCUS Civiltà del Lavoro | maggio • giugno • luglio 2024 In questo quadro diventa fondamentale la formazione. “Il tutto non può andare avanti se non opportunamen- te alimentato da una riqualificazione e formazione con- tinua, che in gran parte sta partendo dalle nostre azien- de in cui formiamo sia neolaureati e neodiplomati, ma anche ultrasessantenni, cercando di recuperare la loro esperienza, la loro capacità. La tecnologia non la si fa sol- tanto ma la si può utilizzare; quindi, i livelli di compren- sione possono essere di vario tipo e di varie profondità”. Un ultimo punto affrontato da Favuzzi ha riguardato il ruolo degli ecosistemi innovativi. “Castelli diceva che noi non possiamo competere sul tema delle tecnologie con i colossi americani e cinese. È vero, però possiamo puntare a essere un’area di integrazione di tutte le componenti: i governi, gli enti di ricerca, le aziende, le start up, le infra- strutture tecnologiche. Se il nostro approccio a utilizza- re queste tecnologie è quello di un’effettiva integrazione e di un’adattabilità di tutto il nostro sistema economico e sociale, allora la diffusione dei vantaggi, dei benefici po- trà diventare un circolo virtuoso e farci guardare all’uso di queste tecnologie sempre con maggior ottimismo”. BOGLIONE: “La mia azien- da nata dalla rete” Marco Boglione ha ricordato il legame tra rivoluzione digi- tale e la nascita della sua Ba- sicnet. “Se non ci fosse stata la cosiddetta rivoluzione digi- tale, non ci sarebbe la nostra l’azienda. Le rivoluzioni si fanno sempre per la libertà e anche quella fu una rivoluzione più culturale che tecnologica I primi computer portatili facevano sognare perché face- va sperare nella libertà che quegli oggetti ti avrebbero dato”. Il punto di svolta è però arrivato solo con il pro- tocollo internet. “Sono la prova di uno che faceva ma- gliette perché lavoravo in un’azienda tessile, innovativa finché si vuole, però analogica. In quegli anni, soprattut- to all’inizio degli anni ’90, ho capito che grazie alla micro informatica, ma soprattutto alla rete, si poteva immagi- nare una cosa che non sapevamo neanche bene come si chiamava e come chiamarla, ma che forse oggi ha un nome come tante cose dopo un po’ di tempo, come ce l’ha il “cloud”, ce l’ha anche il “market place”, tutte co- se nate perché c’erano quelle tecnologie che ci consen- tivano di poter sognare di fare delle cose che prima non si potevano fare, più velocemente, con più flessibilità e con molta più affidabilità”. Il fondatore di Basicnet ha evidenziato poi il nesso tra in- novazione e potenzialità economica. Le tecnologie aprono nuove opportunità o, semplicemente, non sopravvivono. “Noi abbiamo sempre creduto che le nuove tecnologie fossero per definizione, nuove opportunità di impresa. Se non rimangono non ne parliamo più e non sono ne- anche nuove tecnologie, se rimangono è perché servo- no all’economia. Tutte le tecnologie, per definizione, se rimangono, servono a far di più o a far meglio o a far più veloce o a fare delle cose che non erano state fatte pri- ma. Questa è la mia esperienza”. Boglione ha infine richiamato l’attenzione sulla necessità di mantenere vivo il pensiero critico in un contesto sem- pre più caratterizzato dall’utilizzo dell’Ia. “Sull’Intelligenza artificiale ho soltanto un retro pensiero. Sono convinto che è un’opportunità di business, ma cosa succederà al pensiero se diventerà il solo riferimento del nostro agi- re? Se tutti chiediamo all’Ia come si fa una cosa e con- tinuiamo a chiederlo nel tempo, il pensiero tenderà ad essere unico. Per crescita a infinito dell’Intelligenza ar- tificiale, vedo rischi per il pensiero critico. Non è un ri- schio immediato, ma il tema è importante”. PAOLUCCI: “Verso una nuo- va civiltà del lavoro” “Noi diciamo spesso che il sof- tware è come un gas che riem- pie tutti gli spazi vuoti. Adesso – ha affermato Umberto Paolucci – stiamo vedendo questo feno- meno di riempimento di spazi vuoti da parte dell’Intelligenza artificiale. Ne ho parlato a gen- naio, quando mi è stato chiesto di scrivere un breve arti- colo sull’intelligenza artificiale sulla nostra rivista Civiltà del Boglione: Noi abbiamo sempre creduto che le nuove tecnologie fossero per definizione, nuove opportunità di impresa. Se non rimangono non ne parliamo più e non sono neanche nuove tecnologie, se rimangono è perché servono all’economia TECNOLOGIA
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