Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2024

12 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2024 Poc’anzi lo affermava il Presidente Sella: i Cavalieri del Lavoro sono indicati alla considerazione pubblica non soltanto per i meri risultati aziendali. Le aziende, le realtà produttive, sono motrici di un benessere ampio delle famiglie, sviluppano filiere, fanno crescere territori. È la consapevolezza di questa responsabilità che rende gli operatori economici partecipi del compito e della responsabilità di dirigere il Paese. La vivacità delle imprese e la loro capacità di affrontare le sfide del mercato, anche nelle condizioni mutevoli e difficili di questi ultimi anni, ci ha permesso di riprenderci dopo la stagione delle crisi finanziarie e dopo la grande battuta d’arresto conseguente alla pandemia da Covid. L’Italia è tornata a crescere. Se consideriamo gli ultimi cinque anni, il Pil nazionale è aumentato percentualmente più di quelli francese e tedesco. L’occupazione cresce, e così i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Le esportazioni italiane continuano a registrare dati positivi, a sostegno del prodotto nazionale. Merito ulteriore di quelle aziende che sono state capaci di affrontare i rischi e le opportunità della globalizzazione. I dati di Bankitalia certificano un balzo del nostro Paese: la posizione netta sull’estero, a giugno di quest’anno, era creditoria per circa 225 miliardi di euro. Una dimensione enorme: il 10,5% del Pil. Irragionevole che non venga notato dalle agenzie di rating nel valutare prospettive e affidabilità dell’economia italiana. Questa la nostra posizione patrimoniale. “Un segno di forza”, l’ha definita il governatore della Banca d’Italia nella sua ultima relazione. E il merito è delle imprese, dei capitani d’impresa, dei loro collaboratori, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori che in esse operano. Questo conferma, peraltro, quanto vitale sia per l’Italia l’apertura dei mercati e delle relazioni commerciali. Muoviamo dalla scelta europeista, che ci consente di partire da un mercato di circa 450 milioni di persone, lasciando alle spalle politiche protezionistiche o, peggio, autarchiche, di controllo dirigista. Bisogna proseguire su questa strada: integrare meglio l’economia europea, con l’unione bancaria, con una politica comune di bilancio, con investimenti per l’innovazione, affrontando i temi fiscali. Le imprese ne sono consapevoli. Le imprese costituiscono una frontiera dell’Italia di domani. Alle istituzioni e alle politiche pubbliche competono scelte importanti per colmare ritardi accumulati nel tempo: a cominciare dalla produttività, dal funzionamento della Pubblica amministrazione, dalle riforme necessarie per far crescere le opportunità. Generare ricchezza è funzione sociale. Alimentare un benessere diffuso è supporto alla democrazia e alla coesione

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