Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2024

47 Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2024 CONVEGNO NAZIONALE I RISCHI DI UNA CENTRALIZZAZIONE COMPUTAZIONALE Paolo Benanti spostato il dibattito sulla “sostenibilità digitale” mettendo in luce la questione della “centralizzazione del potere computazionale”. Siamo in una società digitalizzata, nei supermercati – per esempio – la cassa non è più solo il punto di acquisto del prodotto ma diventa il terminale della logistica e dell’approvvigionamento. “La digitalizzazione della realtà sta cambiando, cos’è che definisce la realtà e questa, più che un’opzione semplicemente filosofica, è anche una disposizione di potere notevolissima nel modo di poter fare impresa e nel modo di poter fare business” ha osservato lo studioso. Noi, infatti, disponiamo dell’hardware ma non del software: quando acquistiamo uno smartphone, acquistiamo l’hardware ma quello che dà le funzioni a quest’oggetto, è il software che carichiamo o paghiamo che non sarà mai nostro ma del quale abbiamo una licenza d’uso. “La domanda allora non è se l’Intelligenza Artificiale sia buona o cattiva, la domanda è se, una volta introdotta all’interno dei sistemi produttivi, si possa evitare di sottrarre la catena di valore generata da chi con quella macchina lavora ai legittimi proprietari, gli imprenditori, trasferendola invece a chi di quel sistema è fornitore all’azienda stessa”. Questa è una domanda che va affrontata in una maniera strategica perché cambia la stessa catena di valore e dell’organizzazione del lavoro. COMPETENZE E “GAVETTA” A chiusura del convegno, il presidente Maurizio Sella ha ricordato il contributo allo sviluppo e al territorio delle Academy dei Cavalieri del Lavoro (si veda il servizio nelle pagine a seguire), “strumento efficace non solo per le imprese che investono nelle Academy ma più in generale per i territori perché favoriscono l’occupabilità dei più giovani”. “Scuola e formazione – ha aggiunto – rappresentano un’infrastruttura necessaria per lo sviluppo dell’economia e per il progresso del Paese. Per raggiungere il successo però, per diventare imprenditori, solo il titolo di studio può non bastare. In caso di forte innovazione può addirittura essere poco significativo. Non occorrono esami per diventare imprenditori e in questo senso l’impresa è forse uno dei settori più aperti e trasversali all’interno del sistema sociale in una sana competizione fra laureati e non laureati”. Cos’è quindi che contraddistingue le storie di successo? “Credo che l’elemento che ci contraddistingue, come Cavalieri del Lavoro, sia la passione. La passione è quel motore sempre acceso che ci porta a sopportare sacrifici duraturi e a volte non ripagati, ci spinge a fare la gavetta che non è una punizione ma uno strumento per raggiungere con più efficacia, il successo dell’attività di impresa. La gavetta è la base dell’iniziale formazione, anche quando inizia da giovanissimi. Si parte dalle mansioni più umili, le piccole cose, quelle che si imparano facendole e non semplicemente affiancando qualcuno che le fa. Più della metà dei Cavalieri del Lavoro, laureati e non laureati, ma largamente più della metà, ha fatto la gavetta. È così che si impara il mestiere”. Alla base di grandi storie di successo nel mondo del lavoro, è anche necessaria quella capacità dell’imprenditore che chiamiamo “intuito”, la capacità dell’imprenditore per vedere nuovi spazi di mercato, nuovi processi produttivi, nuovi prodotti, nuovi bisogni ancora inespressi. “Dal convegno di stamattina – ha concluso nel dare appuntamento al prossimo Convegno Nazionale, in programma a Venezia il 7 giugno 2025 – è emerso, in modo evidente, l’appartenenza dei Cavalieri del Lavoro ai costruttori del futuro: imprese, fabbriche, Academy avanzate delle politiche di welfare aziendale, propensione all’innovazione tecnologica, sono i mattoni con cui noi, Cavalieri del Lavoro, contribuiamo a edificare il futuro di questo Paese”. (C.F.) Paolo Benanti Maurizio Sella

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