Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2024

50 Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2024 CONVEGNO NAZIONALE e ne perdiamo anche di più perché, rispetto agli altri paesi con cui ci confrontiamo, c’è un maggior flusso di giovani qualificati che si spostano e vanno verso la Francia, la Germania o altri paesi”. Che fare? La soluzione, secondo il docente, sta in un mix di politiche a favore delle nuove generazioni, a favore dell’occupazione femminile e in politiche per una immigrazione che si integri con i modelli sociali ed economici dei territori. “Bisogna fare tutto questo con politiche adeguate e non navigando a vista – ha aggiunto –. La scelta di avere un figlio è l’impegno maggiore che si ha nei confronti del futuro e non può essere disconfermato o confermato manovra dopo manovra. Ha bisogno di un paese che diventa lungimirante”. Velocità di elaborazione, capacità di memorizzazione, velocità di trasmissione. Tre parametri che contraddistinguono da sempre le tecnologie digitali e che da quando queste ultime sono state introdotte, verso la fine degli anni Quaranta, “sono migliorati milioni di volte”. Con questa premessa Gianluigi Castelli, associate professor of Practice di information systems della School of Management dell’Università Bocconi, ha aperto la seconda sessione. Tra gli effetti di questa evoluzione, ha sottolineato il docente, vi è di certo la democratizzazione del loro uso e un certo accrescimento della conoscenza delle persone; allo stesso tempo, si è osservata la nascita di nuove opportunità lavorative, che tuttavia ha messo in luce anche l’insufficienza di competenze sia nel settore hardware che nel settore software. Fino agli anni Settanta, ha ricordato Castelli, “l’Italia era uno dei poli fondamentali nel mondo delle tecnologie digitali”, con diverse aziende leader; poi a un certo punto “per condizione di mercato la manifattura è venuta a mancare e si è rotto il ciclo virtuoso che creava grandi competenze generate dalla domanda di queste aziende nei confronti delle università, competenze che poi si riversavano nelle aziende utenti, nelle banche, creando una comunità molto coerente e ben sviluppata”. Proseguendo il docente ha messo in guardia dai rischi della curva dell’Hype: “Ogni volta che appare una nuova tecnologia digitale, sembra che questa debba cambiare il mondo”. Tutto questo è negativo “perché le aspettative inflazionate portano a errori negli investimenti, ad anticipare l’adozione di tecnologie quando l’impresa stessa magari non è ancora pronta e matura”. Con riferimento all’Intelligenza artificiale Castelli ha citato ChatGpt e gli assistenti intelligenti in uso crescente, strumenti che “hanno colpito molto l’immaginario delle persone, In Italia avremo uno svuotamento inedito della popolazione in età lavorativa Alessandro Rosina Attenzione alla curva dell’Hype, aspettative inflazionate portano a errori negli investimenti Gianluigi Castelli

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