51 Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2024 CONVEGNO NAZIONALE perché sembra davvero che sia una grande capacità di creazione di conoscenze”. In realtà si tratta di una piccola parte rispetto agli ambiti e alle applicazioni più profonde che possono scaturire, fermo restando che occorre prestare attenzione alle cosiddette “allucinazioni”, ovvero informazioni inventate e inesatte prodotte dalla Ia generativa, e al fatto che i dati stessi presentano pregiudizi sui quali bisogna stare attenti. Quale sarà allora l’impatto futuro? “Credo sia difficilissimo fare previsioni – ha concluso Castelli –. Oggi l’innovazione tecnologica non è sostanzialmente diversa dalle innovazioni tecnologiche che l’hanno preceduta. Però è caratterizzata da un elemento molto specifico che è la velocità del cambiamento, che è quello che, molto frequentemente, ci trova impreparati a fare le giuste considerazioni e le giuste riflessioni. Però, anche nel caso dell’Ia, sta a noi scegliere se vogliamo vivere in un mondo potenziato dall’Ia oppure infestato dall’Ia”. La scuola è fondamentale, forma la personalità e getta le basi affinché l’individuo “impari ad imparare”; un processo che nel mondo che viviamo e in quello che ci attende sarà sempre più sollecitato. Da questa considerazione ha preso le mosse Gianfranco Viesti, professore di Economia applicata all’Università di Bari Aldo Moro, che ha parlato di istruzione, competenze e scuola. Quest’ultima funziona sempre meno come ascensore sociale e presenta significative differenze di funzionamento e performance tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Il nostro Paese, inoltre, investe poco nell’università e soprattutto offre “un rendimento monetario dell’istruzione, del diploma e ancora più della laura, più basso che negli altri paesi”. Fra gli altri aspetti esaminati, il docente ha posto l’accento sulla necessità di “una formazione lungo l’intero arco della vita”, nella quale tuttavia l’Italia non vanta una grande tradizione. Oggi una parte della formazione degli adulti viene condotta sempre più spesso in azienda e questa attività, oltre a crescere proporzionalmente con le dimensioni dell’impresa, “negli ultimi 15 anni in Italia è fortemente aumentata”. A questo proposito Viesti ha citato il recente studio condotto sulle Academy dei Cavalieri del Lavoro, che ha offerto una panoramica su esperienze molto diverse fra loro ma tutte accomunate da un obiettivo: “dare un senso di appartenenza, di condivisione di valori, di lavoro di squadra”. Viesti ha illustrato anche le differenze fra il modello di trasmissione delle conoscenze in azienda di stampo anglosassone – Business School e competenze standardizzate – rispetto al modello italiano, in cui le competenze, tacite, venivano trasmesse attraverso l’affiancamento, il praticantato. Questa differenza deriva dalla capacità tutta italiana di realizzare prodotti molto diversi fra loro. Dal canto loro, “le Academy possono rappresentare una via di mezzo, un tentativo di diffondere, nel corpo dell’impresa, più professionalmente, più sistematicamente questo insieme di conoscenze”. “La previsione degli imprenditori con cui ho parlato – ha aggiunto Viesti – è che questo processo aumenterà. A me, personalmente, sembra un’ottima cosa, uno dei tanti tentativi che vanno fatti per rendere il nostro Paese, le nostre imprese, sempre più protagoniste in questo quadro, che presenta sfide non irrilevanti”. L’obiettivo delle Academy? Oltre alle competenze, dare un senso di appartenenza, di condivisione di valori, di lavoro di squadra Gianfranco Viesti
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