Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2024

Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2024 CONVEGNO NAZIONALE 63 TECNOLOGIA fettosa e va scartata: noi lo facciamo con la robotica visiva. Con l’Ia stiamo migliorando le prestazioni dei robot che ordinano i prodotti: non occorre che questi oggetti sia- no separati, possono essere uno accanto all’altro e il robot li prende e li seleziona come se fosse un piccolo shanghai. Abbiamo progettato poi dei robot addestratori che, fuori linea, vedono l’oggetto, lo fotografano e poi mandano queste informazioni al robot che sta lavorando in linea per cui non ci sono fermate di produzione, non ci sono incertezze. Il nostro vero limite è la nostra fantasia perché potremo fare cose incredibili. Sugli aspetti più strettamente del lavoro, voglio farvi un esempio per capire la grande forza di questi strumenti. Una delle professionalità più difficili da trovare, sono proprio i famosi elettronici, che si mettono lì a scrivere l’algoritmo: riusciremo a spiegare, in maniera discorsiva, quello che vogliamo ottenere all’Ia e la compilazione la farà lei. Questo vuol dire che non avremo più bisogno di queste figure? No, ne avremo bisogno eccome! E queste figure avranno bisogno di una formazione più ampia, magari più umanistica per sapere bene quello che vogliono ottenere dall’IA. Anche sulla perdita dei lavori lasciatemi dire che dalla fine dell’800 si è sempre detto che l’automazione avrebbe creato scompensi e così non è stato, anzi l’umanità è migliorata e il risultato finale è che le macchine fanno i lavori pesanti, ripetitivi, i lavori inumani e a noi vengono lasciati quelli più intellettuali. Alcuni pensano che nel giro di dieci anni tutti i camion saranno a guida autonoma e allora avremo un problema con gli autisti, ma siccome probabilmente di anni ce ne vorranno 25-30, dovrà passare una generazione e il problema non si porrà. Abbiamo certamente un problema di formazione e dico agli insegnanti di non proibire ai loro alunni di usare l’IA. Per due motivi: il primo perché non ci riuscirete, il secondo è perché noi abbiamo bisogno di una generazione che sappia perfettamente cosa ottenere da questi strumenti, che li abbia connaturati al proprio vivere quotidiano. VITO PERTOSA: Un progetto di “economia circolare” Il progetto che vi presento coniuga i tre parametri di questo Convegno: tecnologia, formazione e demografia. Stiamo trasformando da diesel a elettrici i carri ferroviari gialli che operano per manutenzioni e riparazioni sui binari mentre i treni circolano quindi con intervalli molto stretti, da 4 a massimo 7 ore. Abbiamo presentato anche in Europa questo progetto, che è un modello di economia circolare. Ho acquisito uno stabilimento a Matera, e qui andiamo sulla demografia, con mille persone in Cassa Integrazione da 13 anni tra Puglia e Basilicata, che è la regione che perde più occupazione fino al 2050, fino al 42%. Lo stabilimento era un fiore all’occhiello perché si facevano gli ETR 500, era nato con l’EFIM, la Breda, la Fiat, poi è diventato un disastro. Ed è in una zona che prende cinque aree di crisi: il distretto del salotto; Stellantis con Melfi e il problema dell’indotto auto; l’Ilva, che è a 40 minuti; Grottaglie dove ci sono altri problemi e tanta gente in Cassa Integrazione, che non ha vent’anni e quindi non è adatta a imparare ChatGTP. Qui entra in gioco la formazione. I nuovi veicoli gialli adesso non si fanno più d’acciaio, si fanno in alluminio e forse sapete che per produrre un chilo di alluminio ci vogliono 1.200 litri di acqua. L’impatto ambientale di una macchina nuova. Una macchina vecchia, ricondizionata, rimessa a emissioni zero, ha un costo totale minore anche di una macchina nuova, è a emissioni zero ma, nello stesso tempo, offre la possibilità di dare lavoro a una persona di 45 anni. Facciamo alta tecnologia, proviamo a essere i primi nel mondo nelle cose che facciamo, facciamo formazione, ridiamo dignità alle persone perché prendono uno stipendio regolare, si formano, imparano un mestiere nuovo e sono felici di tornare a produrre. Si possono prendere i finanziamenti dall’Europa per fare questo lavoro. Per concludere, lasciatemi dire che l’Intelligenza artificiale è una cosa bellissima, però dico che bisogna avere prima di tutto l’intelligenza propria, poi bisogna saper scrivere; se uno non sa scrivere una lettera neanche a mano, dare istruzioni a un tool è un problema. Bisogna avere prima di tutto l’intelligenza propria, poi bisogna saper scrivere; se uno non sa scrivere una lettera neanche a mano, dare istruzioni a un tool è un problema

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