69 Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2024 CONVEGNO NAZIONALE FORMAZIONE tina, il nostro problema è capire come difendere l’industria, importantissima per la tenuta sociale dei nostri paesi. Quindi dobbiamo estrarre il massimo del potenziale che abbiamo all’interno del nostro gruppo cercando di ridurre le differenze tra i diversi Stati in cui operiamo. Per questo abbiamo creato una piattaforma di insegnamento a distanza per tutti i nostri corsi interni. Abbiamo poi molti studenti che frequentano scuole tecniche fondate da noi in Messico, Argentina e Brasile. Investiamo in education circa 60 milioni di dollari all’anno e collaboriamo con i sistemi scolastici dei paesi dove lavoriamo. Questo ci ha insegnato che la scuola ha bisogno di autonomia, di competere, di essere valutata. Abbiamo poi una serie di programmi Stem che arrivano ai bambini. Siamo presenti anche nella salute, dove mancano molti addetti come medici e infermieri, così come in settori come costruzioni, leisure e hospitality. Occorre pensare anche a questi lavori “fisici” oltre a quelli digitali, perché la crescita di un paese è fatta da ore totali lavorate e da produttività. Noi abbiamo il tasso di partecipazione dei giovani sotto il 20% con gli altri paesi al 40, 50, 60% dai quindici ai ventiquattro anni e siamo in diminuzione. Abbiamo un tasso di occupazione degli anziani che è cresciuto del 17% in Giappone e da noi è cresciuto del 2%, allargare la base occupazionale è essenziale. In sanità, dove ci sono grandi quantità di dati da gestire, l’Intelligenza artificiale è essenziale per arrivare alla medicina personalizzata e di precisione. Sull’Ia con la Bocconi stiamo realizzando un master tra le università di medicina, e con il Politecnico un Phd. Per concludere voglio sottolineare che da tutte le analisi sui divari di qualità nell’istruzione, emerge che la scuola ha bisogno di valutazione, flessibilità, autonomia, competizione. Ho sempre parlato di “autonomia assistita”; il male dell’Italia è invece l’autonomia negata, per cui do al Politecnico una certa autonomia, ma siccome qualcun altro l’ha usata male, la tolgo anche al Politecnico. Così si arriva all’autonomia sfiduciata. Investiamo in education circa 60 milioni di dollari all’anno, con fucus sulle materie Stem Italia, con 11 realtà attive in Lombardia e 10 in Emilia-Romagna, 3 tra Piemonte e Friuli-Venezia Giulia e 1 per Liguria e Veneto, ma sono presenti esempi significativi anche nel Centro e nel Sud del Paese, con 4 in Campania, 3 nelle Marche e 2 nel Lazio. Una diversità territoriale che riflette le molteplici esigenze industriali, ma anche l’impegno comune nel rafforzare le competenze e il know-how del personale, soprattutto attraverso la digitalizzazione e l’introduzione di nuove tecnologie. Sono prevalentemente esperienze di aziende industriali (35), dell’edilizia (3) e dei servizi (3). All’interno della manifattura prevalgono le aziende del mondo della metalmeccanica (13) e dell’alimentare (8). “Se vi è un tema su cui si realizza un consenso pressocché unanime di studiosi e grandi organizzazioni internazionali – si legge nel rapporto – è proprio la rilevanza e l’opportunità dell’investimento in istruzione e formazione: per accrescere la produttività delle imprese, ma anche per migliorare l’occupabilità e più in generale il benessere delle persone coinvolte”. Industria e servizi nei Paesi avanzati come l’Italia tendono a mettere al centro dei processi produttivi non più solo i beni tangibili ma anche le risorse intangibili, e condivisibili, come la conoscenza. Concorrenza internazionale e grandi trasformazioni tecnologiche stanno rendendo sempre più consuete carriere lavorative nelle quali si cambiano imprese e responsabilità. Il reskilling e l’upskilling sono necessari per milioni di lavoratori, sia per accrescere le loro competenze (e quindi i risultati del loro lavoro) e la loro occupabilità durante l’intera vita di lavoro, sia per aggiornare e adattare il loro know-how alle esigenze aziendali, con una componente di digitalizzazione sempre più forte. Il report ha messo in luce come le Academy dei Cavalieri del Lavoro rappresentino non solo spazi di apprendimento per dipendenti ma luoghi dove si coltiva il talento, si promuove l’occupabilità e si rafforzano legami con il territorio.
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