124 Civiltà del Lavoro | novembre • dicembre 2024 LIBRI A lezione da ALDO MORO l volume “A lezione da Aldo Moro. Ricordi e memorie dalle aule universitarie”, edito da Foglio Edizioni, non solo offre un ritratto profondo e umano di Aldo Moro, figura centrale della politica italiana, ma è anche un importante strumento per comprendere gli anni cruciali di formazione del Cavaliere del Lavoro Valter Mainetti, presidente di Sorgente Group ed editore del Foglio, che dello statista italiano fu allievo. “Parlando a bassa voce, pacatamente, creava attorno a sé un clima di grande attenzione. Si dedicava ai nostri problemi, piccoli o grandi che fossero, perché considerava il lato umano, prima di tutto, coerentemente con la sua fede cattolica”, ricorda Mainetti. Mainetti ricorda con affetto le discussioni post-lezione, durante le quali Moro ascoltava con attenzione e si interessava non solo alle idee politiche degli studenti, ma anche ai loro progetti di vita. “Ci raccomandò di vivere il mondo universitario anche dopo la laurea, per mantenerci sempre aperti alla conoscenza e al confronto”. Chiare nella forma e profonde nei contenuti, le lezioni del Prof. Moro era “complesse, ma non erano difficili, perché lui spiegava con grande sapienza”. Sorprendente era anche l’attenzione al dettaglio: Moro prendeva le presenze e utilizzava un registro in cui annotava i nomi degli studenti e le loro frequenze. “Era un segno di professionalità”, osserva Mainetti, sottolineando come questa cura si estendesse a ogni aspetto del suo insegnamento. Una delle caratteristiche più straordinarie di Moro era la sua capacità di ricordare ogni dettaglio delle conversazioni avute con i suoi studenti. “Aveva una memoria straordinaria. Anche dopo mesi si ricordava esattamente di cosa avevamo parlato” ricorda Mainetti. Questa capacità non era solo una dote naturale, ma il frutto di un metodo consapevole per allenare la memoria, che Moro condivideva apertamente con i suoi studenti. Questo rapporto personale si manifestava anche nei gesti più semplici: Moro inviava cartoline personalizzate dai suoi viaggi all’estero e si interessava sinceramente ai problemi privati degli studenti. “Per lui, la dimensione umana era sempre al primo posto”. Mainetti si sofferma anche sui tragici eventi del rapimento di Moro, avvenuto il 16 marzo 1978. “Eravamo certi che Moro avrebbe convinto le Brigate Rosse a liberarlo” ricorda, evidenziando la fiducia che lui e gli altri studenti riponevano nelle capacità di mediazione del loro professore. Tuttavia, la realtà si rivelò tragicamente diversa. “Fino all’ultimo speravamo in un esito positivo, ma il suo assassinio fu un colpo devastante” racconta Mainetti, descrivendo il dolore e la rabbia vissuti in quei giorni. Durante i 55 giorni del rapimento, Mainetti e altri studenti tentarono di promuovere una trattativa per la liberazione di Moro, ma si scontrarono con l’ostilità del “partito della fermezza”. L’assassinio di Moro lasciò una ferita profonda in Mainetti, che lo definisce “un secondo padre”. Tra gli insegnamenti più importanti di Moro, Mainetti evidenzia il rispetto per le idee altrui e la necessità di costruire una sintesi tra posizioni diverse. “Per Moro, governare significava coordinare i vari gruppi e trovare una risultante comune”, afferma, sottolineando come questa visione lo rendesse un leader autorevole, ma mai autoritario. Era un “grande tessitore” capace di unire politica e umanità. Anche il consiglio di avere una carriera professionale stabile prima di dedicarsi alla politica rappresenta un messaggio di grande attualità. Per Moro, la politica non doveva mai essere un rifugio o un mezzo di sostentamento, ma una vocazione fondata su competenza e integrità. Il volume non è solo un omaggio al passato, ma un invito a riflettere sull’importanza di un dialogo autentico tra politica, cultura e società. Come ricorda lo storico Giorgio Caravale nell’introduzione del libro, l’università deve tornare a essere un luogo di incontro e confronto, capace di formare non solo professionisti, ma anche cittadini consapevoli e impegnati. I
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