Civiltà del Lavoro, n. 6/2024

44 FOCUS Civiltà del Lavoro | novembre • dicembre 2024 scala e promuovendo una distribuzione più equa dell’energia. Inoltre, un mercato energetico integrato permetterebbe di attrarre maggiori investimenti in infrastrutture innovative, come quelle per i sistemi di accumulo e per l’idrogeno, favorendo la resilienza del sistema energetico europeo e sostenendo la transizione verde. Un altro tema cruciale riguarda le nuove tecnologie digitali: l’Europa ha perso il treno rispetto a Usa e Cina o potrebbe recuperare? L’Europa ha accumulato un ritardo significativo, ma ha ancora le risorse e il potenziale per recuperare terreno. Possediamo competenze eccellenti in ambiti strategici e un mercato interno che, se adeguatamente regolamentato e sostenuto, può essere un catalizzatore per l’innovazione. Per farlo, però, è indispensabile un cambio di passo. Innanzitutto, sono necessari investimenti massicci e coordinati in ricerca e sviluppo, soprattutto nelle tecnologie emergenti. Allo stesso tempo, le nostre normative devono creare un ambiente favorevole all’innovazione, evitando di soffocarla, pur mantenendo alti standard di sicurezza, trasparenza e protezione dei dati. Per questo, nel rapporto ho suggerito di introdurre una “quinta libertà” accanto alle quattro alla base del mercato unico. Oltre alla libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali, dobbiamo promuovere la libera circolazione della conoscenza, della ricerca e dei dati. Questa “quinta libertà” – idea che Ursula von der Leyen ha espressamente ripreso nella formazione della propria Commissione – mira a integrare e mettere a sistema i fattori abilitanti dell’innovazione, creando un contesto in cui ricerca e sviluppo possano prosperare e tradursi rapidamente in soluzioni pratiche per il mercato. Per ridurre la burocrazia lei ha proposto l’istituzione di un 28esimo “Stato virtuale” con normative semplificate al quale le imprese potrebbero aderire volontariamente. Come potrebbe funzionare? L’idea del 28esimo regime rappresenta una soluzione innovativa per superare le barriere burocratiche e normative che rendono ancora difficile per molte imprese (soprattutto le Pmi), operare a livello veramente europeo. La soluzione proposta consiste nella creazione di un regime opzionale e armonizzato a livello europeo, che offra regole valide in tutti gli Stati membri. Questo regime non sostituirebbe i regimi nazionali, ma si affiancherebbe ad essi. Le imprese potrebbero quindi aderire volontariamente, beneficiando così di un sistema unico valido in tutti i paesi partecipanti, oppure mantenere le regole del paese in cui operano. Che cosa dovrebbe fare l’Italia per favorire un’Europa più forte? L’Italia deve esercitare un ruolo proattivo, promuovendo politiche che rafforzino la coesione europea, soprattutto in un momento in cui le leadership tedesca e francese sono messe in discussione dall’instabilità politica interna. Ciò significa sostenere l’integrazione dei mercati, impegnarsi con determinazione nella transizione ecologica e digitale e garantire il rigoroso rispetto dello Stato di diritto. Inoltre, l’Italia deve porsi come modello di efficienza nella gestione dei fondi europei, dimostrando che gli investimenti comuni possono tradursi in risultati tangibili. Infine, è fondamentale che il Paese assuma un ruolo attivo nella politica estera europea, contribuendo a delineare una visione condivisa su sicurezza e difesa. L’idea del 28esimo “Stato virtuale” rappresenta una soluzione innovativa per superare le barriere burocratiche che rendono difficile per molte imprese operare a livello comunitario Foto champlifezy © 123RF.com

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