Civiltà del Lavoro, n. 6/2024

49 FOCUS Civiltà del Lavoro | novembre • dicembre 2024 Intervista a Luca PAOLAZZI di Brunella Giugliano Dall’Italia si emigra (ancora): IDENTIKIT DI CHI PARTE pari agli abitanti di Genova e un po’ meno della metà della popolazione di Milano il numero di giovani tra i 18 e 34 anni che dal 2011 hanno lasciato il nostro Paese per trasferirsi all’estero. Sono, infatti, ben 550mila. A dirlo è il rapporto “I giovani e la scelta di trasferirsi all’estero”, realizzato dalla Fondazione Nord Est, il forum economico a cui hanno data vita le Confindustrie e le diverse categorie economiche del Nordest d’Italia. Cifra che “potrebbe triplicarsi se si considera la sottovalutazione dei dati ufficiali”, come spiega Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est. In aggiunta, l’Italia non riesce ad attrarre altrettanti giovani dagli altri paesi avanzati, tanto che per ogni giovane che arriva nel Bel Paese sono ben otto i giovani italiani che fanno le valigie per andare all’estero. Infine, volendo quantificare la perdita di capitale umano, parliamo di 134 miliardi in meno per l’economia nazionale. Direttore Paolazzi, il rapporto fotografa un’emigrazione intensa e inedita. Qual è stato l’andamento delle migrazioni nel periodo da voi considerato? La nuova emigrazione dei giovani italiani è iniziata nel 2011 e il flusso in uscita è andato crescendo fino alla pandemia, quando è un po’ calato, ma poi è ripreso successivamente ai ritmi più elevati. Nei 13 anni, al 2023 in totale sono andati via 550mila cittadini italiani di 18-34 anni di età e il saldo con quanti sono arrivati nello stesso periodo è di -377mila. In confronto con le passate ondate emigratorie sarebbero numeri più contenuti, ma le statistiche ufficiali sottostimano largamente la reale dimensione del fenomeno, cosicché per avere il dato effettivo occorre triplicare i dati che ho appena indicato. Ha ragione a chiamare “inedita” questa emigrazione per tre motivi: partono giovani molto istruiti, partono dalle regioni italiane più ricche, economicamente e in termini di opportunità, e partono in un contesto demografico radicalmente cambiato. Siamo in piena glaciazione demografica e i giovani stanno diminuendo a vista d’occhio e ancora di più diminuiranno nei prossimi anni. Sono, cioè, merce rara. Perché i giovani scelgono di trasferirsi all’estero? Vanno all’estero per trovare condizioni di vita e di lavoro migliori. Non si tratta solo di avere una retribuzione più elevata, che pure è importante, ma soprattutto di immergersi in un ambiente sociale e imprenditoriale più evoluto di quello italiano, in un luogo di lavoro dove si impara e si cresce come persone, in imprese con alta reputazione e innovative, dove prevalga la cultura della meritocrazia e dell’inclusione, che vuol dire assenza di discriminazione. Luca Paolazzi È

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