Civiltà del Lavoro, n. 6/2024

71 Civiltà del Lavoro | novembre • dicembre 2024 un esperimento molto sorprendente. Dopo aver messo sotto la pressa a vapore un metro di questo tessuto ne sono rimasti praticamente 20 cm. Negli ultimi anni la mia sperimentazione si è affinata ho testato accoppiature, stampe particolari e lamine. La cosa più difficile nella moda è rinnovarsi rimanendo riconoscibili, quello che mi ha guidato in questo percorso è stato domandare a me stessa “Io cosa indosserei?”. L’abito che mi sono costruita addosso ha assecondato un unico imperativo in divenire, quello della modernità. Qual è stata, dal suo punto di vista, la scelta migliore che ha fatto per la sua carriera e per lo sviluppo del marchio Chiara Boni La Petite Robe? La mia risposta moderna ai bisogni di una donna dinamica che non è disposta a rinunciare alla femminilità arriva “in bustina”. Per la Primavera-Estate 2006 lancio sul mercato un guardaroba completo ma scomponibile realizzato in un unico tessuto di jersey bi-elastico. La mia idea era quella di avere un modello di azienda che potesse riutilizzare e valorizzare il suo magazzino. Quarantotto capi basic che si adattano facilmente sia al giorno che alla sera, multifunzionalità e semplicità di un mix&match che abbraccia la politica del risparmio degli spazi. Altra cosa fondamentale è stata la scelta di realizzare un mio sogno che era quello di andare in America, che per 5 o 6 anni per me è stata una seconda casa. L’ho girata in lungo e in largo. Sono andata dalle Hawaii all’Oklahoma toccando con mano le clienti più diverse, ricevendo empatia e traendone ispirazione. Credo che tutto questo sia stato fondamentale per il successo del marchio. La collezione di cui va più fiera? In realtà ce ne sono tante che rivedendole mi piacciono ancora molto, tra le cose che porto tutt’oggi e che sono nel mio cuore c’è la capsule degli artisti “AvantGard” fotografata in una mostra dal mio amico Giovanni Gastel. Il mio primo ritorno in passerella a Firenze in mezzo a un prato di peonie bianche o l’evento dedicato a Lucio Fontana al Museo del Novecento a Milano, il maestro con i suoi tagli sulle grandi tele e noi con i tagli sui vestiti. Poi la collezione dedicata nel 2018 al movimento hippie fiorita e piena d’amore. C’è l’inverno 2018 dedicato alle zip e il total black con qualche punto di bianco e di fucsia dell’ultima sfilata a NY. Infine, le due ultime sfilate milanesi in particolare l’ultimo invernale 2024 è tra le mie preferite. Come ha vissuto la notizia della sua nomina a Cavaliere del Lavoro? L’ho vissuta con grande emozione e gratitudine. Essere riuscita a costruire con testardaggine negli anni una piccola azienda di successo incominciando da zero e facendo sempre squadra con tante donne mi riempie d’orgoglio e spero che sia di esempio per tutte le giovani che si impegnano per realizzare i loro sogni e il loro futuro. Chiara Boni, La Petite Robe

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