Civiltà del Lavoro, n. 6/2024

Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro numero 1 - gennaio • febbraio • marzo 2025 I CAVALIERI DEL LAVORO IN QUESTO NUMERO: Giannola Bulfoni Nonino, Barbara Cittadini, Luigi De Vita, Manlio Maggioli, Fausto Manzana, Averardo Orta, Silvano Pedrollo, Gianfelice Rocca Periodico della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro anno LXX - bimestrale MANIFATTURA, I TREND DEL 2025 SANITÀ, PRIVATO RISORSA PER IL PUBBLICO TV, AL VIA “ONORE AL MERITO” VERSO IL CONVEGNO NAZIONALE Europa, nuove istituzioni per la competitività I lavori del 1° workshop GIOVANI E FORMAZIONE Le sfide da vincere

7 EDITORIALE La scelta europea del riarmo PRIMO PIANO Giovani e formazione Le sfide da vincere 10 Formati per l’estero Intervista a Giovanna IANNANTUONI di Paolo Mazzanti 12 La strada per il lavoro comincia dagli ITS Academy di Guido TORRIELLI 17 Trasformazione digitale? Non esiste un modello unico A colloquio con Annalisa SABATELLI di Silvia Tartamella 20 Stem, Borse dal Gruppo Lombardo per colmare il divario di genere di Giovanni PAPA 22 Affrontiamo ogni passo con fiducia e prontezza di Manlio MAGGIOLI 24 Da imprese e scuole serve uno sforzo congiunto di Fausto MANZANA Anno LXX - n. 1 Civiltà del Lavoro Periodico della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro Direttore Cavaliere del Lavoro Maurizio Sella Comitato Editoriale Presidente: Cavaliere del Lavoro Francesco Rosario Averna Cavalieri del Lavoro: Alessandro Bastagli, Daniela Gennaro Guadalupi, Paolo Gentilini, Maria Luigia Lacatena, Clara Maddalena, Sebastiano Messina, Guido Ottolenghi, Debora Paglieri, Emmanuele Romanengo, Olga Urbani Hanno collaborato a questo numero i Cavalieri del Lavoro: Giannola Bulfoni Nonino, Barbara Cittadini, Luigi De Vita, Manlio Maggioli, Fausto Manzana, Averardo Orta, Silvano Pedrollo, Gianfelice Rocca Direttore responsabile ai fini della legge della stampa Paolo Mazzanti Direttore editoriale Franco Caramazza Coordinamento per le attività istituzionali Carlo Quintino Sella Coordinamento editoriale Cristian Fuschetto Coordinamento redazionale Paola Centi Redazione Flaminia Berrettini, Clara Danieli, Cristian Fuschetto, Brunella Giugliano, Giovanni Papa, Silvia Tartamella Progetto grafico Marco Neugebauer e Roberto Randi (thesymbol.it) Impaginazione Emmegi Group Srl Via F. Confalonieri 36 - 20124 Milano Concessionaria Pubblicità Confindustria Servizi SpA Viale Pasteur, 6 – 00144 Roma Tel. 06 5903263 [email protected] Stampa Boccia Industria Grafica SpA Via Tiberio Claudio Felice, 7 – 84131 Salerno Foto 123RF, AGF, Stefano Guidoni, Imagoeconomica, Shutterstock Foto di copertina: metamorworks @ Shutterstock Gli inserzionisti di questo numero Banca Intesa Sanpaolo, Banca Passadore, Banca Popolare Sondrio, Birra Forst, Elcon Megarad, Interglobo, OMR Holding, Pastificio De Cecco, Scavolini, Terna Autorizzazione Tribunale di Roma n. 4845 del 28-9-1955 Autorizzazione per il web Tribunale di Roma n. 294/2013 Finito di stampare il 21 marzo 2025 [email protected] CIVILTÀ DEL LAVORO 1 - 2025 Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro numero 1 - gennaio • febbraio • marzo 2025 I CAVALIERI DEL LAVORO IN QUESTO NUMERO: Giannola Bulfoni Nonino, Barbara Cittadini, Luigi de Vita, Manlio Maggioli, Fausto Manzana, Averardo Orta, Silvano Pedrollo, Gianfelice Rocca Periodico della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro anno LXIX - bimestrale MANIFATTURA, I TREND DEL 2025 SANITÀ, PRIVATO RISORSA PER IL PUBBLICO TV, AL VIA “ONORE AL MERITO” VERSO IL CONVEGNO NAZIONALE Europa, nuove istituzioni per la competitività I lavori del 1° workshop GIOVANI E FORMAZIONE Le sfide da vincere [email protected] 3 24/03/25 10:39

FOCUS 1 Industria, le prospettive 2025 Produrre ad alto tasso di innovazione 29 Tempi incerti per la manifattura Reggono meccanica e farmaceutica Intervista ad Alessandra BENEDINI 32 Investire sulle idee, aprire nuove strade di Silvano PEDROLLO FOCUS 2 Sanità pubblica e privata Integrare competenze per un sistema più efficiente 35 Valutare la qualità per eliminare le disuguaglianze A colloquio con Massimo BORDIGNON 38 Le Regioni di fronte alle criticità sanitarie Intervista a Massimo FABI 40 Investimenti e riforme per combattere gli sprechi A colloquio con Gabriele PELISSERO di Silvia Tartamella 43 Sanità: diritti, responsabilità, scelte politiche di Barbara CITTADINI 45 Invertire la rotta per recuperare la salute pubblica di Luigi DE VITA e Luigi MONTANO 48 Collaborare è la migliore soluzione di Averardo ORTA 50 Serve un “patto per la salute” di Gianfelice ROCCA FOCUS 3 Verso il Convegno Nazionale 2025 Workshop preparatorio all�evento di Venezia 54 Un�Europa più solida di fronte alle nuove sfide VITA ASSOCIATIVA 60 Onore al merito: su Rai 3 le storie di Cavalieri del Lavoro CULTURA / MOSTRE / LIBRI 62 Premio Nonino 2025 Scienza e letteratura nel segno della grappa 66 Il grido interiore Munch a Palazzo Bonaparte di Cristian Fruschetto 70 Premio Osvaldo Licini by Fainplast Ecco il primo finalista 72 Libri, Silvia Bocchese Miles: Maglificio italiano lana e seta

7 nche se l’accelerazione impressa da Trump alle relazioni e ai conflitti geopolitici sembrano suggerire il contrario, in realtà la scelta europea su riarmo e difesa (che, al di là dei nominalismi un po’ ipocriti, sono la stessa cosa) non è una novità. Risale infatti al 2014 la richiesta dell’allora presidente Obama ai partner europei della Nato di aumentare la propria spesa militare al 2% per consentire agli Usa di ridurre il proprio impegno e dedicare maggiori risorse al confronto con la Cina. In questi 11 anni la maggior parte dei paesi europei ha raggiunto o superato il 2%, ma Italia e Spagna più altri paesi minori sono ancora al di sotto. Intanto Trump ha alzato l’asticella ed è arrivato a chiederci un impossibile 5% del Pil, addirittura superiore al 3,3% degli Usa, minacciando in caso contrario di non assicurare più il sostegno Usa ai paesi inadempienti (il famoso articolo 5 dello statuto Nato sulla mutua assistenza militare tra allea- ti) o addirittura di abbandonare la Nato distruggendo l’Alleanza Atlantica che negli ultimi 80 anni ha garantito la deterrenza e la pace nel nostro continente. Se non si tiene conto di questo scenario, non si comprende l’urgenza e l’articolazione del Piano ReArmEurope presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e votato con una mozione favorevole dalla maggioranza dell’Europarlamento. La principale misura del piano, la sospensione del Patto di Stabilità per le spese in difesa dei paesi membri fino all’1,5% del Pil (pari a 650 miliardi) serve a consentire agli Stati Ue di rispondere rapidamente al diktat trumpiano e aumentare le proprie spese militari fino al 3,4-3,5% medio europeo (l’Italia passerebbe dall’attuale 1,5 al 3%) e sperare di tenere gli Usa “agganciati” alla Nato. C’è poi il problema di rafforzare la difesa comune, tenendo conto del fatto che l’Ue non ha competenze militari e per conferirgliele occorrerebbe modificare i Trattati, il che richiederebbe anni. Quel che si può fare subito (e l’Ue lo sta già facendo, ma con poche risorse) è integrare le imprese europee della difesa, coordinare gli acquisti degli Stati verso sistemi d’arma uguali o almeno interoperabili (in Europa abbiamo 170 sistemi d’arma diversi, contro i 30 americani), potenziare gli investimenti in informatica, satelliti, difesa cibernetica per colmare le falle attuali. A questo coordinamento delle difese nazionali il ReArmEurope destina 150 miliardi di prestiti europei, maggiori risorse del bilancio ordinario Ue, i prestiti della Bei, i fondi di coesione non spesi, forse anche il Mes, come ha accennato il commissario all’Economia Dombrovskis e incentivi alle imprese private (una specie di InvestEu difesa) come ha proposto il nostro ministro Giorgetti. In questo quadro si sta studiando anche la possibile riconversione alla produzione militare di imprese in crisi come quelle dell’automotive: la tedesca Rheinmetall, che produce i carri armati Leo- pard e ha stipulato un accordo con la nostra Leonardo, potrebbe rilevare una fabbrica Volkswagen dismessa in Belgio. C’è poi l’ultimo capitolo: l’aiuto all’Ucraina, che coinvolge anche paesi Nato non europei come Gran Bretagna, Canada e Australia e ipotizza l’impegno di truppe e aerei europei non tanto in funzione di “peace keeping”, quanto di sostegno a Kiev dopo l’eventuale cessate il fuoco per evitare nuove aggressioni russe. È molto importante che di fronte a questa rivoluzione geopolitica il nostro Paese recuperi unità e determinazione per contribuire a realizzare una maggiore integrazione europea come hanno chiesto i 50mila cittadini che hanno manifestato a Roma sabato 15 marzo. I Cavalieri del Lavoro contribuiranno con impegno e proposte nel Convegno nazionale del 7 giugno a Venezia “L’Europa che vogliamo” e nei workshop preparatori svoltisi il 7 marzo (di cui pubblichiamo un’ampia sintesi) e del 3 aprile. Stiamo vivendo un periodo storico. Dobbiamo viverlo con consapevolezza e responsabilità. (P.M.) A Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 IL DIBATTITO SULLA DIFESA NEL NUOVO SCENARIO GEOPOLITICO LA SCELTA EUROPEA del riarmo EDITORIALE

PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 PRIMO PIANO 8 Foto Roman Samborskyi © Shutterstock GIOVANI E FORMAZIONE: le sfide da vincere

9 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 Il disallineamento tra le competenze richieste dal mercato e quelle offerte dal sistema formativo italiano rappresenta un problema cruciale. Secondo Unioncamere, il 47% delle imprese fatica a reperire profili adeguati, mentre il 38% dei laureati italiani trova opportunità migliori all’estero. Le università stanno intensificando il dialogo con le aziende attraverso tirocini, ma l’Italia investe meno dell’1,4% del Pil in ricerca, penalizzando l’innovazione e la crescita. Gli ITS Academy, con un tasso di occupazione superiore al 90%, offrono un’alternativa concreta. Ne abbiamo parlato con Giovanna Innantuoni, presidente Crui, Guido Torrielli, presidente nazionale ITS, Anna Sabatelli, Competence Industry Manufacturing 4.0. A seguire, gli interventi dei Cavalieri del Lavoro Manlio Maggioli e Fausto Manzana

10 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 Intervista a Giovanna IANNANTUONI di Paolo Mazzanti FORMATI PER L’ESTERO l disallineamento fra la domanda di competenze da parte del mercato del lavoro e l’offerta disponibile è uno dei problemi più dibattuti nel nostro Paese. Ne abbiamo parlato con la presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui) Giovanna Iannantuoni. Rettrice dell’Università di Milano Bicocca, dove è professoressa ordinaria di economia politica, la docente ci presenta un’immagine in chiaroscuro. Secondo Unioncamere nel primo trimestre di quest’anno le imprese prevedevano di assumere 1,4 milioni di collaboratori, ma il 47% denunciava difficoltà a trovare i profili professionali richiesti. Ciò conferma il forte disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Come possono le università contribuire a ridurre questo gap? Le università contribuiscono ormai da anni, attraverso un rapporto sempre più intenso e continuativo con le imprese. Tanto a livello di sistema, quanto, e soprattutto, a livello locale. Ciò per mezzo di specifiche deleghe rettorali, corsi a cui partecipano le imprese, incarichi di docenza affidati a esperti provenienti dal mondo del lavoro, tirocini e così via. Questo metodo ha funzionato, contribuendo molto negli anni a migliorare il disallineamento. Ovviamente, può e deve trovare nuove modalità e nuovi strumenti che si adattino ai tempi che cambiano. Certo è che molti fra i giovani che formiamo emigrano: fra il 2013 e il 2022 il 38% di chi abbandonava l’Italia aveva un titolo di livello terziario, mentre ora fra gli under 34 siamo arrivati al 50%. Detto in parole povere, i nostri laureati il lavoro lo trovano. La questione è che lo trovano all’estero, dove hanno occasioni di crescita e livelli salariali più soddisfacenti. Spesso fra questi giovani ci sono i migliori. È vero che, rispetto alla media europea, noi italiani abbiamo pochi laureati? Sì, è vero. Il 22% della popolazione, contro più del 40% di Spagna e Francia. Se poi guardiamo alla sola popolazione fra 25 e 34 anni, Spagna e Francia si attestano al 50%, l’Italia al 31%. Solo Romania e Ungheria fanno peggio. Situazione alla quale si aggiunge un disallineamento profondo fra nord e sud, che avvicina il nord alle medie europee e spinge il sud consistentemente al di sotto. Sono molti i fattori che incidono su questi numeri; non ultimo quello culturale, che lascia intendere a molte famiglie che l’università è qualcosa di lontano, inavvicinabile, che non le riguarda. La realtà è molto diversa e tocca a noi – ma non solo a noi – trovare nuovi modi, più incisivi, di raccontarla. Giovanna Iannantuoni, presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane I

11 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 PRIMO PIANO L’Italia deve investire di più in ricerca: come possono contribuire le università? Nell’ultimo anno, con un calo dall’1,41% al 1,37% del Pil, l’Italia si è attestata in Europa al di sotto della Croazia per investimenti in ricerca e sviluppo. Laddove la media Eu si aggira intorno al 2,2%, con punte svedesi che raggiungono il 3,5%. E questo a fronte del fatto che: i ricercatori italiani sono fra i più citati al mondo (al settimo o all’ottavo posto a seconda della fonte); che nell’ultima tornata degli ERC Starting Grants l’Italia era al quarto posto in Europa per progetti finanziati, anche se poi buona parte dei vincitori dichiaravano che avrebbero condotto le loro ricerche all’estero. Considerando questi dati, direi che le università fanno già più di quello che è finanziariamente e umanamente possibile. Se imprese e governi facessero altrettanto, investendo somme paragonabili a quelle dei paesi innovativi, l’Italia sarebbe finalmente in grado di garantire alle prossime generazioni un futuro promettente. Nei Paesi più sviluppati molte imprese innovative nascono dalle università. Vale anche per il nostro Paese? Tutte le università italiane hanno ormai da anni delegati al trasferimento tecnologico, spin-off e perfino incubatori di impresa. Tuttavia, il passaggio dal “progetto al prodotto”, a imprese sostenibili, produttive o perfino di successo è ancora contenuto. Realtà che dipende anche in questo caso da fattori soprattutto dimensionali, tanto del tessuto produttivo italiano – caratterizzato principalmente da piccole e medie imprese – quanto della capacità di investimento delle realtà presenti sul nostro territorio. Come spingere i giovani a scegliere le discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica), che garantiscono migliori opportunità d’impiego? Gli studenti che si immatricolano nelle discipline Stem sono sotto il 30% del totale e fra questi molto poche sono le donne. A parte tutte le iniziative già in corso, non ultima la Settimana delle discipline Stem – che in genere si celebra a febbraio – per incidere su questa sproporzione è necessario iniziare presto, fin dalla scuola media inferiore, a far emergere i talenti “scientifici” dei bambini e a smontare alcuni luoghi comuni della nostra tradizione, che posizionano le scienze “dure” un gradino più in basso della cultura umanistica. “Cultura” dovrebbe tornare a essere un termine onnicomprensivo, prendendo ad esempio figure come Galileo. Come migliorare l’orientamento per indurre i giovani a scegliere la facoltà “giusta”? Come per le discipline Stem la chiave è iniziare presto, senza pregiudizi di genere, estrazione sociale, provenienza territoriale, tradizione familiare. A livello di sistema poi, la Crui ha istituito la Giornata Nazionale delle Università, che si celebra ogni 20 marzo per avvicinare alle università, “svelandole”, soprattutto chi le considera realtà lontane. Quest’anno alla Giornata si è aggiunta anche “Scegli l’Università”, una campagna pubblicitaria realizzata con la Fondazione Pubblicità Progresso che punta a far capire proprio questo: l’università è un luogo dove, attraverso la frequentazione in presenza, si formano cittadini responsabili e professionisti competenti. Ma, soprattutto, rappresenta un’opportunità proprio per chi è convinto di non poterla frequentare. Foto pitinan © 123RF.com

12 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 di Guido TORRIELLI La strada per il lavoro comincia DAGLI ITS ACADEMY li ITS Academy che oggi si riconoscono nella mia associazione rappresentano una risposta concreta alla crescente domanda di tecnici specializzati nel mercato del lavoro italiano. Le 147 Fondazioni, di cui oltre 120 appartenenti all’Associazione Rete ITS Italy, contribuiscono a ridurre il mismatch tra domanda e offerta, garantendo un tasso di occupazione superiore al 90% grazie a un modello formativo che unisce teoria, pratica e il diretto coinvolgimento delle imprese, e con percorsi di apprendimento calibrati in base ai reali fabbisogni delle aziende. Distribuiti su tutto il territorio nazionale, gli ITS Academy supportano il tessuto produttivo con dieci aree tecnologiche definite dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, che consentono di affrontare le sfide legate a internazionalizzazione, sostenibilità ambientale, digitalizzazione e innovazione tecnologica. Fungono, inoltre, da poli di ricerca, prototipazione e validazione. Il loro sviluppo è sostenuto dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e da finanziamenti del Fondo sociale europeo (Fse), che hanno permesso la realizzazione di nuovi laboratori e percorsi formativi. Nel 2021, in qualità di presidente dell’ITS Accademia Digitale della Liguria, sono stato eletto presidente dell’associazione rete degli ITS italiani e da quattro anni sto cercando di rappresentare i problemi che le fondazioni degli Istituti tecnologici superiori sono stati chiamati a risolvere. Un compito molto difficile per la burocrazia che è stata introdotta dal Pnrr che, oltre a determinare sostegni economici per ampliare le sedi e raddoppiare i corsi, ha anche innalzato ostacoli, portando i presidenti degli ITS Academy anche a valutare decisioni drastiche, come la chiusura delle attività. Frequentando quasi giornalmente i ragazzi impegnati nei processi formativi e le aziende attanagliate dalle difficoltà dettate dalla carenza di nuove competenze legate all’innovazione tecnologica, pur essendo consapevole del percorso tortuoso che stavamo affrontando, con un Guido Torrielli, presidente Nazionale ITS G Secondo l’ultimo report Unioncamere (2024) servirebbero 80mila tecnici con competenze specifiche ITS. Attualmente i corsi contano circa 32mila iscritti, rispetto agli 11mila di qualche anno fa

13 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 Per quanto riguarda le scuole, si passa dalle 180 autorizzate nel '24/'25 a 396 scuole autorizzate nel '25/'26, con un aumento del 120%, mentre i percorsi autorizzati raggiungono quota 628 per l’a.s. '25/'26 con un aumento di ben 471 nuovi corsi autorizzati che si aggiungono ai precedenti, con un aumento del 210%. Fonte: Ministero dell'Istruzione e del Merito ISTITUTI SCOLASTICI CON PERCORSI AUTORIZZATI (valori assoluti e %) – ANNO 2025/26 Regione Istituti tecnici e professionali Percorsi autorizzati n % n % Nord 132 33,3% 201 32,0% Emilia-Romagna 28 7,1% 54 8,6% Friuli-Venezia Giulia 9 2,3% 13 2,1% Liguria 13 3,3% 25 4,0% Lombardia 54 13,6% 69 11,0% Piemonte 10 2,5% 17 2,7% Veneto 18 4,5% 23 3,7% Centro 53 13,4% 75 11,9% Lazio 33 8,3% 45 7,2% Marche 4 1,0% 6 1,0% Toscana 14 3,5% 18 2,9% Umbria 2 0,5% 6 1,0% Sud e Isole 210 53,0% 350 55,7% Abruzzo 17 4,3% 23 3,7% Basilicata 4 1,0% 5 0,8% Calabria 31 7,8% 59 9,4% Campania 59 14,9% 93 14,8% Molise 5 1,3% 7 1,1% Puglia 51 12,9% 88 14,0% Sardegna 6 1,5% 6 1,0% Sicilia 37 9,3% 69 11,0% Estero 1 0,3% 2 0,3% Totale 396 100,0% 628 100,0% PRIMO PIANO

14 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 gruppo associato e coeso e con grande entusiasmo, ho perseverato nel mio cammino e i miei colleghi mi hanno appoggiato. Oggi, possiamo dire che la fiducia che le famiglie hanno avuto in noi è stata ben riposta, con il 90% di assunti nelle aziende. Le imprese che sono state coinvolte sono ormai diventate importanti testimonial dei nostri successi. Una vera rivoluzione, determinata dalla flessibilità dei nostri istituti e radicata nella caratteristica intrinseca nella didattica degli ITS, che consente ai nostri giovani impegnati nei percorsi di formazione di toccare con mano la conoscenza. Basta ricordare che una giovane allieva diplomata nel 2014 oggi è Comandante della Costa Crociere, mentre altri hanno raggiunto ruoli di responsabilità nelle imprese che li hanno assunti. Altri ancora hanno attivato startup molto interessanti, come quelle che producono pezzi di ricambio introvabili per macchine d’epoca, o chi ha progettato e prodotto microchip per ridurre le morti bianche nelle culle. Ancora oggi provo entusiasmo ed emozione nel partecipare alle cerimonie di consegna dei diplomi o alle giornate di orientamento, dove decine di allievi mi danno riconoscimento del lavoro che svolgiamo. Alla luce di queste considerazioni, è giusto ribadire che dal 2022 la formazione terziaria professionalizzante in Italia non si limita più all’università, ma include gli ITS Academy. Nei nostri istituti prepariamo tecnici con avanzate competenze tecnologiche e digitali. Secondo l’ultimo report Unioncamere (2024) servirebbero 80mila tecnici con competenze specifiche ITS: attualmente i corsi contano circa 32mila iscritti, rispetto

15 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 PRIMO PIANO IN LAVORAZIONE 7.033 6.121 5.556 4.218 5.280 3.761 3.536 2.995 2.920 2.601 2.193 1.767 1.235 1.002 2013 2014 Diplomati % occupati su diplomati media ritorno occupazionale anni 2013-2022 Occupati 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 860 1.098 82,9 82,5 82,6 81,1 78,3 79,1 79,5 79,6 1.398 2.068 1.810 87,0 86,5 79,9 6.421 DIPLOMATI E TASSO DI OCCUPATI A UN ANNO DAL DIPLOMA DEI PERCORSI TERMINATI (2013-2022) E MONITORATI (2015-2024) (Valore assoluti e % occupati) Fonte: Indire, Banca dati nazionale ITS Academy agli 11mila di qualche anno fa. In questo contesto, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha avviato la sperimentazione della filiera tecnologica “4+2”, che integra quattro anni di formazione tecnica superiore con due anni di specializzazione, rafforzando il ruolo degli ITS Academy come ponte tra istruzione e lavoro. Nonostante i progressi, permangono criticità come l’eccessiva burocratizzazione e le disparità regionali nella qualità formativa, aspetti che il modello 4+2, a partire dal 2030, intende migliorare. Ad evidenziare il ruolo centrale degli ITS nella formazione di qualità anche la “Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026”, promossa dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) e dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale, che ha integrato corsi specifici sull’Intelligenza artificiale. In sintesi, gli ITS Academy rappresentano una risposta alle tre grandi sfide che il mercato del lavoro italiano si trova ad affrontare: la carenza di tecnici qualificati, il mutamento nei colloqui di lavoro della Generazione Z nel post-pandemia e il declino demografico. Grazie alla formazione gratuita, qualificata e flessibile, contribuiscono infatti sia all’occupazione stabile che a frenare la fuga di talenti, offrendo così una reale opportunità per chi intende entrare nel mondo del lavoro con competenze in linea con le esigenze delle imprese.

17 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 PRIMO PIANO A colloquio con Annalisa SABATELLI di Silvia Tartamella TRASFORMAZIONE DIGITALE? Non esiste un modello unico l Competence Industry Manufacturing 4.0 (CIM4.0) è uno degli otto centri di competenza nazionali voluti nel 2018 dall’allora Ministero dello Sviluppo economico con l’obiettivo di favorire il trasferimento tecnologico alle imprese. Ha sede a Torino e accompagna le aziende nella trasformazione digitale. La responsabile per la formazione Annalisa Sabatelli ci spiega come funziona. La formazione è uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni, con aggiornamenti periodici sulla cronica mancanza di profili professionali per le imprese. Dal vostro punto di osservazione, quale situazione ravvisate nel vostro territorio? La formazione è un pilastro essenziale per lo sviluppo dei profili professionali aziendali, indipendentemente dal livello di esperienza e riguarda direttamente tutto il tessuto manifatturiero italiano. In un periodo economico complesso come quello attuale, le aziende italiane e in misura maggiore quelle del Piemonte si trovano a dover ridefinire non solo le proprie strategie di business, ma spesso anche la propria identità. Alla crisi del settore automotive, storicamente il motore della manifattura piemontese, si affianca una trasformazione radicale nei metodi e negli strumenti di lavoro, accelerata dalla diffusione delle applicazioni di Intelligenza artificiale. In questo scenario, la formazione non è solo un’esigenza, ma una leva strategica per affrontare il cambiamento. Più che una carenza assoluta di profili professionali, il problema è la mancanza di competenze adeguate a gestire e integrare le nuove tecnologie. La sfida non è solo formare nuovi talenti, ma anche riqualificare i numerosi professionisti provenienti dall’automotive, che senza un adeguato reskilling rischiano di rimanere esclusi dal mercato del lavoro. Intercettare queste esigenze e proporre percorsi formativi realmente efficaci non è semplice, ma è una priorità per garantire alle imprese le competenze necessarie a cogliere le opportunità dell’innovazione. Che cosa significa, concretamente, accompagnare le imprese nel percorso di digitalizzazione? Personalmente ritengo che un percorso di digitalizzazione di impresa si sviluppi lungo due direttrici principali. Da un lato, l’analisi dei processi aziendali e del livello di digitalizzazione attuale, utile a definire un’evoluzione sostenibile. Questa analisi deve essere perseguita in modo estremamente pragmatico: fare innovazione, o digitalizzare, non vuol dire “flaggare” una serie di caselline, vuol dire individuare i problemi o le inefficienze, e fornire possibili soluzioni. Annalisa Sabatelli, responsabile formazione Competence Industry Manufacturing 4.0 I

18 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 In alcuni casi – non in tutti, attenzione – queste soluzioni sono ad alto contenuto tecnologico e non sempre i nostri interlocutori sono in grado di affrontare questi temi. Qui si innesca la seconda direttrice: l’azienda deve ricevere un accompagnamento strutturato, supportato da una formazione mirata, per garantire un cambiamento consapevole, stabile e duraturo. Awareness, cognizione, è la parola chiave, dunque, perché effettuare e poi governare una scelta tecnologica richiede la giusta comprensione del dominio che si sta esplorando, per evitare di fidarsi ciecamente di un fornitore specifico e rischiare di creare dei lock-in tecnologici o, più in generale, effettuare una scelta tecnica non idonea. In questo ambito è importante saper valutare anche la dimensione e l’impatto degli investimenti, per poter stimare correttamente il ritorno degli stessi. Inoltre, è proprio coerente con la nostra missione come soggetto attuatore del Ministero delle Imprese e del Made in Italy: accompagnare le aziende nella trasformazione, ma mettendole nella condizione di poter continuare autonomamente. Non esiste un modello unico di trasformazione digitale: ogni azienda ha un punto di partenza specifico, a volte è noto, a volte va individuato insieme o addirittura ridimensionato rispetto alle aspettative. Trasformazione digitale e formazione devono, però, procedere insieme in modo coerente e graduale, adattandosi alle esigenze reali dell’impresa. Per fare tutto ciò CIM4.0 mette a disposizione competenze, strumenti e risorse per guidare le aziende in ogni fase di questo percorso. Quali servizi di formazione erogate e come sono strutturati? Il CIM offre un learning hub articolato in oltre 100 corsi, organizzati in macro aree strategiche quali additive manufacturing, data science, cybersecurity, predictive maintenance, tool for digital transformation e metodologie di manufacturing. Ogni trimestre, in risposta alle esigenze del mercato e alle richieste delle aziende, selezioniamo e programmiamo un set di corsi dal nostro ampio catalogo. In aggiunta, su richiesta, personalizziamo i percorsi formativi, adattando contenuti e strumenti didattici alle specifiche necessità dei nostri clienti. Per noi, la formazione è un valore fondamentale: investiamo costantemente impegno e risorse per assicurare un’acquisizione efficace e mirata di nuove conoscenze e competenze. Ogni anno, inoltre, lanciamo la CIM 4.0 Accademy, un percorso di alta formazione dedicato all’Industria 4.0. Rivolta a responsabili di aree tecniche, manager di aziende manifatturiere, industriali e di servizi compatibili con le nuove tecnologie, a lavoratori in fase di ricollocamento e a liberi professionisti, l’Accademy mira a fornire gli strumenti indispensabili per affrontare le sfide dell’innovazione. Promuoviamo inoltre la formazione di giovani talenti neolaureati in discipline tecnico-scientifiche, favorendo l’ingresso in azienda di figure capaci di guidare la digital transformation. Il nostro obiettivo è formare leader in grado di gestire la transizione digitale e sostenibile delle imprese, preparandoli a guidare con successo il cambiamento nei settori industriali, manifatturieri e dei servizi. Per garantire la qualità della formazione, aggiorniamo costantemente i contenuti dei corsi e l’intera offerta formativa, selezionando docenti riconosciuti come esperti del loro campo, sia in ambito accademico sia industriale. Il primo Piano Industria 4.0 risale al 2016. Da allora oggi come sono cambiati i fabbisogni formativi espressi dalle aziende, in particolare dalle Pmi? Dal 2016, con il lancio del primo Piano Industria 4.0, i fabbisogni formativi delle aziende, soprattutto delle Pmi, sono cambiati profondamente, seguendo l’evoluzione delle tecnologie digitali e delle dinamiche di mercato. Inizialmente, l’attenzione era focalizzata sull’adozione delle nuove tecnologie abilitanti, come l’Internet of Things (IoT), la robotica avanzata, l’Intelligenza artificiale e la manifattura additiva. Tuttavia, la rapida trasformazione digitale ha richiesto un cambiamento nei profili professionali e nelle competenze richieste. Uno dei principali cambiamenti riguarda l’aumento della domanda di competenze digitali e trasversali. Se nel 2016 la formazione si concentrava su competenze tecniche legate all’uso di macchinari e software specifici, oggi le aziende cercano figure in grado di interpretare i dati, gestire sistemi interconnessi e adattarsi a un ambiente in continua evoluzione. Le Pmi, in particolare, hanno bisogno Il nostro obiettivo è formare leader in grado di gestire la transizione digitale e sostenibile delle imprese, preparandoli a guidare con successo il cambiamento

19 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 PRIMO PIANO integrazione e condivisione delle risorse e dei dati tra le istituzioni accademiche e il mondo industriale. Attualmente, spesso i dati di ricerca e le tecnologie sviluppate vengono trattenuti in compartimenti stagni, limitando il potenziale di innovazione. Un sistema aperto di condivisione, supportato da accordi chiari sulla proprietà intellettuale e sui diritti di utilizzo ma anche da una legislazione più snella in materia, potrebbe favorire la diffusione di idee e soluzioni innovative, consentendo una rapida applicazione dei risultati di ricerca alle problematiche concrete delle imprese. I Competence Center possono giocare un ruolo chiave anche nel trasferimento tempestivo, efficace ed efficiente delle competenze emergenti, adattando i corsi accademici alle necessità didattiche e formative dell’industria in termini di tempi di erogazione e di contenuti, integrando in tempi rapidi le tematiche di frontiera come l’Intelligenza artificiale, la cybersecurity o la sostenibilità. Questo approccio dinamico garantirebbe una formazione più in linea con le richieste delle aziende riducendo il divario tra il mondo accademico e quello industriale. È necessario anche rafforzare la collaborazione nello sviluppo di progetti di ricerca applicata, in cui università e aziende collaborano sinergicamente, garantendo risultati concreti e una distribuzione equa dei benefici derivanti dall’innovazione. di lavoratori capaci di integrare competenze tradizionali con conoscenze in ambito di data analysis, cybersecurity, cloud computing e gestione della supply chain digitale. Un altro aspetto cruciale è l’evoluzione della formazione manageriale. La digitalizzazione non riguarda solo la produzione, ma anche i modelli organizzativi. I manager e gli imprenditori delle Pmi devono sviluppare nuove competenze per guidare il cambiamento, comprendere le opportunità offerte dall’Industria 4.0 e adottare strategie di trasformazione digitale. La formazione su leadership digitale, gestione dell’innovazione e change management è quindi diventata prioritaria. Inoltre, l’attenzione si è spostata dalla formazione teorica a quella pratica e continua. La collaborazione con ITS, università e centri di ricerca è cresciuta, permettendo alle Pmi di accedere a competenze aggiornate e a percorsi di formazione su misura. Infine, la sostenibilità e la transizione ecologica stanno influenzando sempre più i fabbisogni formativi. L’integrazione di pratiche sostenibili nei processi produttivi richiede nuove competenze in economia circolare, gestione energetica e tecnologie green. Nel rapporto fra aziende e università, i Competence Center rappresentano una cinghia di trasmissione di successo. Quali aspetti, a suo avviso, potrebbero essere ulteriormente migliorati a beneficio di tutti? Innanzitutto, sarebbe utile promuovere una maggiore Foto limbi007 © 123RF.com

20 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 STEM, BORSE DAL GRUPPO LOMBARDO Per colmare IL DIVARIO DI GENERE n un mondo orientato verso l’innovazione e la tecnologia, le discipline Stem – acronimo che racchiude Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica – rappresentano una chiave di accesso privilegiata al mercato del lavoro. Tuttavia, la partecipazione femminile in questi settori resta drammaticamente inferiore rispetto a quella maschile, una tendenza che si conferma sia nel percorso accademico che in quello professionale. Nel 2023, secondo i dati Istat, solo il 16,8% delle giovani italiane tra i 25 e i 34 anni ha conseguito una laurea in ambito Stem, un dato che appare ancora più sconfortante se confrontato con il 37% dei loro coetanei maschi. La media europea, che si attesta al 26%, evidenzia il ritardo dell’Italia rispetto ad altri paesi come Germania, Francia e Spagna, dove la percentuale di donne laureate in discipline scientifiche e tecnologiche oscilla tra il 27 e il 30%. Nei paesi nordici, come Finlandia e Svezia, la quota supera il 30%, grazie a politiche di inclusione e sensibilizzazione avviate già nei primi anni di istruzione. In Italia, il divario è evidente anche a livello territoriale. Nel Nord del Paese, la percentuale di donne laureate in Stem si attesta al 17,5%, mentre nel Mezzogiorno scende al 16%. Tuttavia, se al Sud la differenza con i laureati maschi è meno marcata, nel Settentrione il gap si amplia notevolmente: il 41,4% degli uomini ottiene una laurea in ambito Stem, oltre il doppio rispetto alle donne. Di fronte a questo scenario, il Gruppo Lombardo dei CaI di Giovanni PAPA Foto nd3000 © 123RF.com

21 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 PRIMO PIANO La cerimonia di consegna per l’ITS Meccatronica si è svolta il 28 gennaio 2025 presso la sede di Sesto San Giovanni. Durante l’evento, il vice presidente del Gruppo Lombardo, Aram Manoukian, ha consegnato i contribuiti assegnati valieri del Lavoro ha avviato un progetto pilota per promuovere la parità di genere e incentivare la presenza femminile nelle discipline Stem. L’iniziativa ha previsto l’assegnazione di 20 borse di studio del valore di 1.000 euro ciascuna, per un totale di 20.000 euro, finanziate attraverso contributi volontari dei Cavalieri del Lavoro. L’intervento si è rivolto in particolare agli Istituti Tecnici Superiori (ITS), realtà formative post-diploma che combinano specializzazione tecnica e collaborazione diretta con le aziende. Considerati tra le migliori alternative all’università per l’inserimento rapido nel mondo del lavoro, gli ITS garantiscono un tasso di occupazione superiore all’80% entro un anno dal diploma. Il progetto si è concentrato su due istituti di eccellenza: l’ITS Nuove Tecnologie della Vita Academy, specializzato in chimica e biotecnologie, e l’ITS Lombardo per le Nuove Tecnologie Meccaniche e Meccatronica, focalizzato sulla formazione nel settore meccatronico. L’erogazione delle borse è avvenuta in due tranche, con un primo contributo di 500 euro assegnato all’ammissione, sulla base di criteri economici, e un secondo assegno della stessa somma rilasciato al superamento del primo anno di corso. Il riscontro è stato positivo: all’ITS Chimico sono state presentate 17 candidature per 10 borse disponibili, mentre all’ITS Meccatronica le sei studentesse che hanno fatto richiesta hanno ottenuto il finanziamento. Numeri ancora contenuti, che tuttavia evidenziano un crescente interesse per questi percorsi, pur sottolineando la necessità di un maggiore sforzo per sensibilizzare le giovani e incoraggiarle a intraprendere carriere scientifiche. La cerimonia di consegna delle borse si è svolta il 28 gennaio 2025 presso la sede dell’ITS Meccatronica a Sesto San Giovanni. Durante l’evento, il vicepresidente del Gruppo Lombardo dei Cavalieri del Lavoro, Aram Manoukian, ha consegnato i contributi e ha ricevuto, a nome del Gruppo, un attestato di benemerenza dalla Fondazione ITS Lombardia Meccatronica per il sostegno all’iniziativa. Manoukian ha sottolineato l’importanza di progetti come questo per contrastare il gender gap nelle Stem e per promuovere gli ITS come leva strategica per la formazione e l’accesso a professioni altamente qualificate. “Questo progetto pilota rappresenta solo un primo passo verso un obiettivo più ambizioso: colmare il divario di genere nelle discipline Stem e rafforzare il ruolo degli Istituti Tecnici Superiori come alternativa concreta per chi desidera una formazione altamente specializzata e immediatamente spendibile nel mercato del lavoro. Ci auguriamo che, grazie alla collaborazione tra i Cavalieri del Lavoro e le imprese partner, l’iniziativa possa ampliarsi, coinvolgendo un numero crescente di studentesse e allargandosi ad altri percorsi ITS”, ha dichiarato Manoukian. L’iniziativa promossa dal Gruppo Lombardo dei Cavalieri del Lavoro dimostra come il mondo imprenditoriale possa giocare un ruolo attivo nella riduzione delle disparità di genere, offrendo opportunità concrete alle giovani che scelgono di intraprendere carriere scientifiche. Tuttavia, per ottenere un cambiamento duraturo, è necessario intervenire su più livelli: dalle politiche educative, che dovrebbero promuovere una maggiore inclusione delle ragazze nelle materie Stem fin dalla scuola primaria, alle aziende, chiamate a creare ambienti di lavoro più inclusivi e a valorizzare il talento femminile nei settori tecnologici. Il Gruppo Lombardo ha avviato un progetto per promuovere la parità di genere nelle discipline Stem. Assegnate 20 borse di studio a giovani studentesse degli ITS lombardi

22 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 profondi mutamenti strutturali che, con ritmi sempre più rapidi, attraversano il mondo del lavoro, sembrano sfuggire a ogni tentativo di comprensione e lasciarci nell’affanno di una rincorsa a soluzioni a rapidissima obsolescenza. Parlo del ruolo delle nuove tecnologie e di quel terreno ancora solo parzialmente esplorato che è l’Intelligenza artificiale, che nell’arco di pochissimi anni, stando a quanto si legge nell’ultimo Focus Censis Confcooperative, porterebbe a un aumento del Pil dell’1,8%, polverizzando però sei milioni di posti di lavoro. Un vero e proprio “terremoto” che impone di essere governato, come sempre quando si tratta di attraversare un cambiamento di paradigma, con grande attenzione e capacità di saper assumere una prospettiva di medio e lungo termine. Da imprenditore con alle spalle ormai più di sessant’anni di storia professionale, se mi guardo indietro, non c’è stato un solo momento che non sia stato segnato da cambiamenti, grandi o piccoli. E, vorrei aggiungere, per fortuna, perché non si dà evoluzione senza cambiamento: questo vale per gli individui, le comunità, le aziende, le organizzazioni sociali. Quando nel 1963 venne costituito lo S.T.E.M. - Stabilimento Tipografico Editoriale Maggioli Manlio & Co s.n.c., evoluzione della Ditta Maggioli Paolo & Figli che compie quest’anno 120 anni, erano una decina le persone che lavoravano e che avevano attraversato il passaggio dalla specializzazione nella stampa industriale allo sviluppo dei primi prodotti editoriali per la Pubblica amministrazione locale. Ed era la fine degli anni Ottanta quando, anticipando il trend del processo di trasformazione digitale della Pubblica amministrazione e delle aziende, decidemmo di investire fortemente sul comparto dell’informatica ad alto valore tecnologico ampliando il portafoglio di offerta con software, servizi e progetti legati all’information communication technology. Oggi Maggioli è una family company alla guida di un Gruppo di società che operano in Italia, Europa e America Latina., con oltre tremila dipendenti, risultato di una serie di “rivoluzioni” che ci hanno consentito di trasformarci per rispondere all’emergere di nuove esigenze del di Manlio MAGGIOLI I Manlio Maggioli Affrontiamo ogni passo CON FIDUCIA E PRONTEZZA

23 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 PRIMO PIANO mercato, con la capacità di intercettarle e di anticiparle. Perché la società evolve, evolvono i bisogni: dal punto di vista aziendale, emergono nuove esigenze di competenze, sia tecniche che trasversali, ed emergono nuovi bisogni da parte delle persone, cuore pulsante di ogni impresa, e un nuovo approccio al tema del lavoro. E allora come affrontare le nuove sfide del presente e del futuro? Gestire il cambiamento significa affrontare ogni passo con fiducia e prontezza: significa anche reinterpretare gli spazi e i modi della trasmissione delle competenze, rispondendo alle nuove tendenze che parlano di formazione aperta e continua, di benessere, di equilibrio tra vita e lavoro. Rispondendo all’esigenza primaria di fare sentire ogni persona al centro, perché non parliamo solo di mercato, ma di un ecosistema complesso nel quale l’azienda deve favorire tanto la crescita professionale quanto quella personale. La costruzione delle competenze è un tema che nel Gruppo Maggioli affrontiamo quotidianamente a più livelli: ad esempio in qualità di editori di una delle più complete collane di testi tecnici e specialistici in Italia, impegnata anche nella formazione del personale della Pubblica amministrazione, delle aziende e dei liberi professionisti, rafforzando nel quotidiano la cultura digitale dei cittadini, attraverso l’integrazione di competenze e soluzioni tecnologiche. Lo scarto tra domanda e offerta, in termini di competenze, è cresciuto del 20%, tra il 2019 e il 2023. A fronte di una richiesta di figure estremamente specialistiche – penso a nuove professioni come i prompt designer, i data scientist e tutti gli altri –, vitali nel settore Ict nel quale operiamo, la soluzione si è rivelata essere la più “semplice”: costruire una scuola. Nel 2021 è nata la Maggioli Academy: un polo ad alta innovazione i cui contenuti hanno accompagnato circa duemila persone nel 2024, tra studenti e professionisti. In collaborazione con gli istituti tecnici e tecnologici abbiamo realizzato percorsi di alternanza scuola lavoro (Pcto), attività e corsi. L’obiettivo è però più ambizioso: vogliamo che l’Academy sia un modello esportabile sui territori nei quali siamo presenti. Per questo abbiamo aperto nel 2023 un hub dell’Academy nella nostra sede di Rende, in Calabria. È oggi fondamentale sviluppare un filo diretto tra le istituzioni formative e le aziende, specialmente quelle più specializzate, per generare vere opportunità di crescita. Alla base deve esserci la volontà di diffondere competenze reali, spendibili e aperte a tutti. Penso in particolare alla formazione delle ragazze negli ambiti Stem, obiettivo primario di sviluppo per Maggioli: perché solo la parità – di genere, di opportunità, di prospettive – garantisce che il cambiamento, necessario e ineludibile, sia in grado di generare un’evoluzione positiva per il singolo, per i territori, per le collettività. Manlio Maggioli è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2006. Imprenditore di terza generazione e fondatore del Gruppo Maggioli, leader nella produzione di soluzioni e servizi di eccellenza per supportare la Pubblica Amministrazione, aziende e liberi professionisti, offrendo soluzioni integrate di informatica, editoria, gestione delle entrate locali, cyber security . Il gruppo è costantemente proiettato all’innovazione e attento alla responsabilità sociale, conta oggi oltre 3.200 dipendenti distribuiti in 70 filiali tra Italia, Spagna, Grecia e Colombia

24 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 ormai consuetudine discutere di mismatch tra domanda e offerta di lavoro, che da inziale emergenza è oramai diventata condizione sistemica. Infatti, secondo i dati dell’ultimo rapporto redatto da Unioncamere, in Italia oltre il 45% delle posizioni aperte risulta di difficile copertura per mancanza di profili adeguati. Le cause che alimentano questo disallineamento sono molteplici, intrecciate tra loro e legate a profonde trasformazioni demografiche, sociali e tecnologiche. Basti pensare al progressivo invecchiamento della popolazione (nel 2050 i cittadini over 65 saranno circa il 35% - Dati Inps) o all’inesorabile esodo dei giovani all’estero (tra il 2011 e il 2023 sono oltre 550mila i giovani che hanno lasciato l’Italia - Dati Fondazione Nord Est). La crescente difficoltà di reperire profili adeguati, quindi, non soltanto incide sulla competitività economica e alimenta un clima di incertezza diffusa, ma evidenzia con urgenza la necessità di un profondo ripensamento del nostro sistema formativo, affinché risulti più aderente alle reali esigenze delle imprese e più reattivo ai cambiamenti demografici e tecnologici in atto. In questa prospettiva, assumono particolare rilievo due aspetti fondamentali: ridefinire la nostra concezione di talento e strutturare percorsi formativi di qualità orientati alle competenze. Il primo aspetto consiste nell’aggiornare il concetto di talento, non più visto come prerogativa di pochi individui eccezionalmente dotati, bensì come un’abilità che tutti possiedono in potenza e che richiede allenamento continuo, opportunità mirate e condizioni favorevoli per potersi esprimere pienamente. A ciò dovrebbe affiancarsi un ripensamento completo dei processi che sviluppano le competenze dei lavoratori. È evidente, infatti, che il sistema formativo e produttivo debba evolversi, perché se il successo aziendale dipende da competenze tecniche e specialistiche, imprese e scuole devono collaborare per creare percorsi in cui le persone imparino ad apprendere in modo continuo e a interpretare con prontezza i cambiamenti. Senza un simile sforzo congiunto, le professionalità rischiano una rapida obsolescenza, espodi Fausto MANZANA È DA IMPRESE E SCUOLE serve uno sforzo congiunto Fausto Manzana

25 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 PRIMO PIANO nendo le aziende a una cronica carenza di personale qualificato e rallentando lo sviluppo complessivo del mercato. È assolutamente necessario recuperare quella capacità di dialogo che in passato legava a doppio filo le realtà produttive e l’offerta formativa presente sui territori, dove imprese e istituzioni formative si influenzavano a vicenda in un circolo virtuoso. Accanto a ciò è urgente scardinare certi modelli culturali. Mi riferisco ad esempio alla partecipazione femminile nei percorsi di alta qualificazione: in Italia solo 15 donne su 100 che hanno conseguito un titolo terziario lo hanno ottenuto in una disciplina Stem. È inutile parlare di digitalizzazione, automazione dei processi e Intelligenza artificiale se, per abitudine culturale, si preclude a metà della popolazione la possibilità di accedere alle professioni più richieste e a maggior valore aggiunto. Su questo solco si colloca l’esperienza e il percorso intrapreso da Gpi. Per rispondere proattivamente a queste grandi sfide trasformative abbiamo predisposto all’interno della nostra Direzione HR funzioni strutturate dedicate a questi ambiti: da chi si occupa dei percorsi di upskilling e reskilling dei collaboratori, alle funzioni specializzate nel recruiting di figure avanzate, a un’area interamente focalizzata sul rapporto con scuole e università. Stiamo affrontando un percorso che nel tempo verrà perfezionato, ma che ha già prodotto dei numeri significativi. Nel 2024, in Italia, Gpi ha erogato 95mila ore di formazione professionale, con un incremento del 5% rispetto al 2023 e del 17% rispetto al 2022. In parallelo, la collaborazione con il mondo scolastico e accademico ha portato all’attivazione di 61 percorsi di alternanza scuola-lavoro, 23 tirocini curricolari e 141 tirocini extracurricolari, spesso trasformati in contratti di lavoro. Sul fronte accademico l’impresa co-finanzia tre borse di studio di dottorato in partnership con l’Università di Verona, con l’obiettivo di sostenere la ricerca e la specializzazione a livelli sempre più elevati. L’esperienza di Gpi dimostra che non esistono formule immediate per affrontare sfide così complesse, ma anche che una visione integrata e distribuita nel tempo può generare opportunità di valore per le persone e per le imprese. Da un lato le aziende sono chiamate a completare la loro trasformazione e a riconoscersi come attori sociali, non più meri produttori di beni o servizi; dall’altro, scuole e università devono promuovere una conoscenza aperta e in continua evoluzione. In questo modo, combinando l’eccellenza formativa alla visione d’impresa, si possono creare opportunità concrete capaci di genere un contesto sociale in cui la crescita delle persone coincida con quella delle organizzazioni, innescando un percorso di sviluppo reciproco in costante evoluzione. È necessario recuperare quella capacità di dialogo che in passato legava a doppio filo le realtà produttive e l’offerta formativa presente sui territori. Accanto a ciò è urgente scardinare certi modelli culturali. Mi riferisco, ad esempio, alla partecipazione femminile nei percorsi di alta qualificazione Fausto Manzana è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2024. È fondatore e amministratore delegato di Gpi, società tech leader nei sistemi informativi e servizi per la sanità e il sociale. Nella sede di Trento, e dalle oltre 50 sedi sul territorio nazionale, serve circa 9.000 clienti tra aziende sanitarie e ospedaliere, cliniche private, centri diagnostici, regioni e province. È presente all’estero con 17 società operative tra Europa, Nord e Sud America e Asia e, attraverso distributori e partner selezionati, offre soluzioni tecnologiche e servizi hi-tech in più di 70 paesi. Occupa oltre 7.800 dipendenti, di cui 7.135 in Italia Formazione Gpi Point

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