10 PRIMO PIANO Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 Intervista a Giovanna IANNANTUONI di Paolo Mazzanti FORMATI PER L’ESTERO l disallineamento fra la domanda di competenze da parte del mercato del lavoro e l’offerta disponibile è uno dei problemi più dibattuti nel nostro Paese. Ne abbiamo parlato con la presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui) Giovanna Iannantuoni. Rettrice dell’Università di Milano Bicocca, dove è professoressa ordinaria di economia politica, la docente ci presenta un’immagine in chiaroscuro. Secondo Unioncamere nel primo trimestre di quest’anno le imprese prevedevano di assumere 1,4 milioni di collaboratori, ma il 47% denunciava difficoltà a trovare i profili professionali richiesti. Ciò conferma il forte disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Come possono le università contribuire a ridurre questo gap? Le università contribuiscono ormai da anni, attraverso un rapporto sempre più intenso e continuativo con le imprese. Tanto a livello di sistema, quanto, e soprattutto, a livello locale. Ciò per mezzo di specifiche deleghe rettorali, corsi a cui partecipano le imprese, incarichi di docenza affidati a esperti provenienti dal mondo del lavoro, tirocini e così via. Questo metodo ha funzionato, contribuendo molto negli anni a migliorare il disallineamento. Ovviamente, può e deve trovare nuove modalità e nuovi strumenti che si adattino ai tempi che cambiano. Certo è che molti fra i giovani che formiamo emigrano: fra il 2013 e il 2022 il 38% di chi abbandonava l’Italia aveva un titolo di livello terziario, mentre ora fra gli under 34 siamo arrivati al 50%. Detto in parole povere, i nostri laureati il lavoro lo trovano. La questione è che lo trovano all’estero, dove hanno occasioni di crescita e livelli salariali più soddisfacenti. Spesso fra questi giovani ci sono i migliori. È vero che, rispetto alla media europea, noi italiani abbiamo pochi laureati? Sì, è vero. Il 22% della popolazione, contro più del 40% di Spagna e Francia. Se poi guardiamo alla sola popolazione fra 25 e 34 anni, Spagna e Francia si attestano al 50%, l’Italia al 31%. Solo Romania e Ungheria fanno peggio. Situazione alla quale si aggiunge un disallineamento profondo fra nord e sud, che avvicina il nord alle medie europee e spinge il sud consistentemente al di sotto. Sono molti i fattori che incidono su questi numeri; non ultimo quello culturale, che lascia intendere a molte famiglie che l’università è qualcosa di lontano, inavvicinabile, che non le riguarda. La realtà è molto diversa e tocca a noi – ma non solo a noi – trovare nuovi modi, più incisivi, di raccontarla. Giovanna Iannantuoni, presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane I
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