30 FOCUS Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 mercato statunitense, come minacciato dall’amministrazione Trump. L’amministrazione Trump ha ipotizzato dazi del 25% sull’importazione di auto. Che effetti avrebbero sullo scenario 2025-26? Sul fronte dazi sono molti gli annunci fatti. Al momento in cui scriviamo (intervista rilasciata a inizio marzo ndr.), i provvedimenti che dovrebbero entrare in vigore a breve sono quelli relativi all’import di alluminio e acciaio, che dal 12 marzo dovrebbero essere sottoposti a dazi del 25% (come definito già nel 2018, cancellando esenzioni e rettifiche introdotte negli anni successivi). Per gli altri prodotti, nuove misure dovrebbero essere introdotte a inizio aprile, sulla base delle analisi realizzate dall’amministrazione statunitense nell’ambito del “Fair and reciprocal plan” firmato da Trump il 13 febbraio: in base ai risultati delle analisi previsti a inizio aprile, gli Stati Uniti adotteranno misure – non solo dazi, ma anche barriere non tariffarie e fiscali – volte a contrastare gli “accordi commerciali non reciproci”. Nel caso dell’auto, le cui importazioni dall’Europa sono daziate al 3% dagli Stati Uniti, a fronte del 10% con cui gli europei daziano i prodotti statunitensi, è probabile un intervento da parte dell’amministrazione Trump, anche se non è ancora chiaro di quale entità. A soffrire maggiormente sarebbero le produzioni non premium, che vedrebbero intaccarsi più la marginalità delle vendite che i volumi, con un impatto che potrebbe essere attenuato anche dall’andamento del cambio euro/dollaro. È comunque da considerare come, sia nel caso dell’automotive (filiera molto integrata a livello internazionale), che di altri importanti settori quali meccanica e farmaceutica, che destinano una quota rilevante di vendite al mercato statunitense, l’interscambio Italia-Stati Uniti sia influenzato da una fitta rete di investimenti esteri, che potrebbero portare a soluzioni negoziali o garantire continuità ai flussi in essere. Quali sono le attese per i consumi interni e gli investimenti? Si stima che i consumi cresceranno grazie al calo dell’inflazione e dei tassi d’interesse e agli adeguamenti salariali conseguenti ai rinnovi contrattuali, ma le famiglie continueranno a privilegiare i servizi rispetto ai beni, limitando soprattutto gli acquisti di prodotti costosi e non essenziali come auto (che scontano anche l’incertezza tecnologica), beni della moda e mobili. Per gli investimenti, la discesa dei tassi e le semplificazioni normative apportate al piano Transizione 5.0 sono attese impattare positivamente sugli acquisti di macchinari, mentre i progetti infrastrutturali legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) continueranno a supportare gli investimenti in costruzioni, nonostante le difficoltà della ristrutturazione edilizia dopo la fine del Superbonus. Gli incentivi di Transizione 5.0 finanziati dal Pnrr stentano a partire. Che cosa si potrebbe fare per accelerarne l’utilizzo? Il ritardo nei decreti attuativi e la complessità per dimostrare il risparmio energetico conseguente ai nuovi L’atteso risveglio degli investimenti favorirà la produzione di beni strumentali: industria meccanica, elettrotecnica ed elettronica. Secondo le stime, cresceranno a ritmi del 2% -16 -12 -8 -4 0 4 Auto e moto Sistema moda Elettronica Meccanica Prodotti in metallo Mobili Altri intermedi Elettrodomestici Intermedi chimici Pr. e Mat. Costruzione Elettrotecnica Alimentare e Bev. Metallurgia Largo consumo Farmaceutica Manifatturiero 2024 2025 Fonte: Prometeia, Modello microsettoriale, febbraio 2025 FATTURATO DEFLAZIONATO PER SETTORE
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