Civiltà del Lavoro, n. 6/2024

35 FOCUS Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 A colloquio con Massimo BORDIGNON VALUTARE LA QUALITÀ per eliminare le disuguaglianze a sanità italiana si trova di fronte a sfide che ne determineranno il futuro. Se da un lato il settore privato gioca un ruolo essenziale nel supportare il Servizio sanitario nazionale (Ssn), dall’altro è necessario migliorare la governance per evitare squilibri e garantire un accesso uniforme ai servizi su tutto il territorio. L’invecchiamento della popolazione, la carenza di personale sanitario e la gestione delle risorse economiche sono problemi sempre più pressanti, che richiedono riforme strutturali. In questo contesto, il rapporto tra pubblico e privato deve essere ottimizzato per rispondere efficacemente alla crescente domanda di assistenza sanitaria. Ad approfondire il tema è Massimo Bordignon, economista e docente presso l’Università Cattolica di Milano. Professor Bordignon, qual è il livello di integrazione tra pubblico e privato nella sanità italiana? Quando si parla di privato nella sanità, bisogna distinguere tra il ruolo di finanziatore e quello di produttore di servizi. In Italia, il privato è presente in entrambi i ruoli: da un lato, attraverso le assicurazioni sanitarie e la spesa diretta dei cittadini, e dall’altro come struttura sanitaria convenzionata o indipendente. Nel 2022, su una spesa complessiva totale (includendo l’acquisto di farmaci) pari a 171 miliardi, il 71% è stata coperta dal settore pubblico, mentre il 25% è stato a carico dei cittadini e il 4% finanziato dalle assicurazioni private. Per quanto riguarda la produzione di servizi sanitari, il privato copre circa il 40% del totale, con una spesa di 57 miliardi su un totale di 148. È chiaro che il privato è una parte integrante dell’offerta sanitaria italiana. Tuttavia, per sfruttarne appieno i benefici, occorre migliorare il coordinamento con il pubblico, evitando duplicazioni e sovrapposizioni di servizi. Cosa si dovrebbe fare per migliorare il sistema? Occorrono regolamenti più chiari per il settore privato convenzionato. L’adesione obbligatoria al Centro unico di prenotazione (Cup) e il rispetto dei tempi di attesa prescritti per le visite specialistiche e gli esami diagnostici rappresentano misure fondamentali per affrontare il problema delle liste d’attesa. Inoltre, è essenziale rendere obbligatorio l’utilizzo del fascicolo sanitario elettronico in tutte le regioni. In più, ci sono evidenze di comportamenti opportunistici – l’attitudine dei privati a concentrarsi su patologie dove si fanno i profitti scaricando i casi più problematici sul pubblico – che andrebbero meglio contrastate. Per contrastare questa tendenza, si potrebbe introdurre l’obbligo per tutti gli ospedali privati convenzionati di offrire anche il servizio di pronto soccorso, garantendo una distribuzione più equa dell’onere assistenziale. Massimo Bordignon, economista e docente presso l’Università Cattolica di Milano L

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