Civiltà del Lavoro, n. 6/2024

38 FOCUS Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 Intervista a Massimo FABI e Regioni sono responsabili dell’organizzazione dei servizi sanitari. Tocca in primo luogo a loro affrontare le criticità del sistema, dalle liste d’attesa alla carenza di medici e infermieri, dalla prevenzione fino alle nuove sfide poste dall’innovazione: fascicolo sanitario elettronico e utilizzo dell’Intelligenza artificiale. Ne parliamo con il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità e assessore in Emilia-Romagna Massimo Fabi. Quali sono a suo giudizio le maggiori criticità del sistema sanitario? Prima di tutto bisogna dire che il nostro sistema sanitario è ancora oggi un esempio nel mondo, capace di dare risposte eccellenti ai bisogni di salute e cura di tutte le cittadine e i cittadini, senza discriminare nessuno. Si tratta di una premessa doverosa, dobbiamo essere grati per gli investimenti fatti fin dalla sua nascita, nel 1980, e per i professionisti che da allora hanno lavorato per rendere la nostra sanità pubblica e universalistica un patrimonio collettivo. La pandemia da Covid del 2020 è stata uno spartiacque che ha messo in evidenza, da una parte, l’imprescindibilità del nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) e dall’altra la sua tenuta. Oggi possiamo indicare due macro-livelli di difficoltà: quello legato alle risorse e quello del reclutamento dei professionisti sanitari. Abbiamo bisogno di investire di più nella sanità pubblica riportandola a un rapporto sul Pil pari a quello dei grandi paesi europei e, nello stesso tempo, dobbiamo lavorare per formare più professionisti ma, soprattutto, poi, una volta formati, trattenerli. Inoltre, dobbiamo cambiare paradigma, puntando in modo deciso sulla promozione della salute e sulla prevenzione delle malattie, due pilastri fondamentali per aumentare il benessere delle persone in tutto l’arco di vita e per creare comunità maggiormente resilienti. Sulle liste d’attesa il governo è intervenuto per decreto: la situazione è migliorata? La situazione è ancora complessa. In Emilia-Romagna già nel 2023 abbiamo predisposto un piano per l’abbattimento delle liste d’attesa fornendo un milione e mezzo in più di prestazioni nel 2024 con un impegno di spesa di 50 milioni a fronte dei 38 milioni erogati dal governo, non aggiuntivi e contenuti nella quota di riparto ordinario del Fondo sanitario nazionale alle singole Regioni. Un piano che ha certamente portato un significativo miglioramento, siamo la Regione che sta producendo di più in Italia, sia per quanto riguarda le prestazioni di diagnostica, sia sulle prime visite, sia sulle prese in carico di pazienti che hanno più patologie. Le Regioni continuano a chiedere che venga reintrodotto lo 0,7% del Fondo sanitario nazionale – la legge al momento stabilisce lo 0,4% – dedicato ai piani di contenimento LE REGIONI DI FRONTE alle criticità sanitarie L Massimo Fabi, coordinatore nazionale degli assessori regionali alla Sanità

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