Civiltà del Lavoro, n. 6/2024

39 FOCUS Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 stica, un miglioramento delle condizioni di lavoro e incentivi per rendere più attrattive le specializzazioni in maggiore difficoltà. È altrettanto essenziale superare una visione eccessivamente “a silos” della sanità e valorizzare le competenze di tutte le figure professionali, riconoscendone adeguatamente il ruolo e le responsabilità, anche dal punto di vista economico. Un incremento degli stipendi del personale infermieristico e medico potrebbe quindi essere una leva strategica per rendere il Ssn più attrattivo e sostenibile nel lungo periodo. Da molti anni si sente parlare di Fascicolo sanitario elettronico: a che punto siamo? E l’Intelligenza artificiale potrà dare un contributo a migliorare la sanità per tutti? Il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) è uno strumento fondamentale per la digitalizzazione del sistema sanitario in Italia e la sua implementazione è in corso da diversi anni. In Emilia-Romagna, uno dei territori più avanzati dal punto di vista della digitalizzazione, il Fse è attivo dall’inizio degli anni 2000, quando partirono le prime sperimentazioni a livello locale. Professionisti e cittadini, tramite il portale web e l’applicazione ER Salute, possono ora consultare i referti medici, i dati relativi alle visite e alle prescrizioni, condividere con i professionisti della salute il loro storico, prenotare e pagare le visite. Dal 2022, in linea con quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Missione 6 Componente 2 Misura 1.3.1 FSE 2.0), l’obiettivo è rendere il Fascicolo uno strumento completamente accessibile con la piena integrazione di tutti i documenti sanitari e le tipologie di dati. In questi mesi si stanno definendo a livello nazionale le ulteriori implementazioni dello strumento, in particolar modo in relazione al decreto ministeriale del 31 dicembre 2024 sull’istituzione dell’Ecosistema dati sanitari (Eds). Per quanto riguarda l’Intelligenza artificiale, la sfida è governarla e non subirla perché, con il suo contributo, possiamo trasformare la sanità, migliorando la qualità delle cure, riducendo i costi e rendendo il sistema più efficiente e accessibile a tutti. Ci sono ovviamente dei punti di attenzione legati alla sicurezza dei dati, alla formazione dei professionisti sanitari e alla regolamentazione in ambito medico. In Emilia-Romagna, regione all’avanguardia nell’adozione di tecnologie innovative per la sanità, è attivo un coordinamento tra le aziende sanitarie regionali, che già oggi condividono esempi di applicazione e utilizzo di strumentazione legata all’Ia. È stato costituito un gruppo di lavoro che sta mappando e analizzando le diverse applicazioni dell’Ia nel mondo sanitario da cui ci aspettiamo evoluzioni concrete. (P.M.) dei tempi di attesa, una proposta che lo stesso esecutivo aveva fatto nella prima stesura della Finanziaria e che garantirebbe maggiore flessibilità nel rapporto col privato accreditato e nel reclutamento del personale sanitario oltre i tetti di spesa. E i decreti attuativi per rendere operativo il decreto sono ancora in via di approvazione. Dobbiamo quindi intervenire sulle risorse nazionali, ma anche noi Regioni dobbiamo fare la nostra parte, migliorando ad esempio i criteri di appropriatezza delle prescrizioni nei nostri territori. Un nodo è quello della carenza di medici e soprattutto di infermieri. La carenza di medici e infermieri in Italia è una delle sfide più urgenti per la tenuta del Ssn. Nonostante l’ampliamento dell’accesso alle facoltà di medicina, la mancanza di specialisti in settori chiave, come l’emergenza-urgenza e la medicina generale, resta un problema. Ed è il risultato di una programmazione inadeguata per quanto riguarda le scuole di specializzazione e della scarsa attrattività di alcune specializzazioni, spesso caratterizzate da carichi di lavoro insostenibili e compensi non conformi alla complessità del ruolo. Per il personale infermieristico la situazione è ancora più preoccupante; il numero di iscritti ai corsi di laurea in infermieristica è praticamente simile a quello di medicina, il rapporto tra domanda e posti disponibili in molte Regioni è quasi di uno a uno, il tasso di abbandono, però, è molto più alto. Questo segnala una scarsa attrattività della professione, dovuta soprattutto a stipendi poco competitivi e a condizioni di lavoro particolarmente gravose, oltre che a politiche comunicative che non hanno sempre “dato giustizia” alla professione. Nel nostro Paese, rispetto alla media Ocse, siamo in grande ritardo sulla formazione degli infermieri: in Italia 6,5 unità per mille abitanti contro 9,8 dei paesi Ocse e 16,4 laureati su 100mila abitanti rispetto ai 44,9 di media Ocse. A questo si deve poi aggiungere l’invecchiamento della popolazione, che rende necessario ancora di più rafforzare il personale sanitario per garantire un’assistenza adeguata. Come si può intervenire? Per affrontare questa crisi bisogna adottare a livello nazionale un approccio integrato, coinvolgendo maggiormente le Regioni nella programmazione e con investimenti mirati, per garantire la qualità e la continuità dell’assistenza sanitaria in futuro. È fondamentale un piano di intervento strutturale che preveda investimenti nella formazione non solo speciali-

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