57 FOCUS Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 parlare e ci informiamo e formiamo perché nessuno è in grado di sapere tutto. E poi cerchiamo di fare arrivare a Bruxelles la nostra voce. Posso assicurarvi che, dopo 37 incontri in quattro anni, non c’è un Cavaliere del Lavoro che non sia a favore della decarbonizzazione, che non sia per l’ambiente. Ci sono quelli pro elettrico, ci sono molti che sono contro l’elettrico. Ma questo è un altro discorso, perché siamo sorpresi che un gruppo di politici abbia deciso, a suo tempo, di arrivare a emissioni zero di scarico per il 2035, una soluzione che teoricamente non chiede esplicitamente l’auto elettrica, ma se si vuole raggiungere quell’obiettivo c’è solo l’auto elettrica. Questo diventa un problema veramente sostanziale”. “Se non sei competente – ha spiegato il Cavaliere del Lavoro –, non puoi decidere qual è la soluzione tecnicoscientifica per arrivare al risultato; puoi fissare un obiettivo, ma devi lasciare che siano l’industria, gli scienziati, gli enti esperti, a trovare una soluzione”. “Questa cosa ha creato molti problemi e molte discussioni perché a Bruxelles non ci ascoltavano neanche, sembrava che fossimo dei lobbisti a favore del motore endotermico e basta. Ma noi parlavamo delle nostre responsabilità sociali verso l’economia, verso l’Europa perché questa barzelletta potrebbe portarci a una perdita di lavoro netto di quasi un milione di posti di lavoro in Europa. Solo in Italia saremo a 100mila posti di lavoro persi”. L’Ad di Gecofin ha poi parlato delle proposte avanzate: “Per esempio, abbiamo chiesto di varare un programma di rottamazione. Abbiamo più di 45 milioni di macchine di parco auto in Italia che sono al di sotto dell’Euro 5. Se promuovessimo un programma di rottamazione e incentivazione per l’acquisto di auto Euro 6 ed elettriche, potremmo avere una decina di milioni di macchine che cambiano verso l’Euro 6, che nei prossimi 3-4 anni potrebbero creare tantissimo lavoro. E intanto si lavora sull’auto elettrica. L’impatto ambientale di questo cambiamento sarebbe superiore al cambiamento che ci può essere attraverso le auto elettriche, che costano e sono una punta di diamante; sono pochissimi quelli che le comprano, non più del 4-5%”. Il Cavaliere del Lavoro ha poi ricordato un’altra questione importante: “Bisogna poi trovare delle soluzioni sulle batterie alternative che non siano quelle che vengono dalla Cina o filocinesi, che sono condizionate dalle terre rare. Ma in sede Ue abbiamo sempre trovato un blocco filosofico, idealistico, mentre noi parliamo di cose estremamente pratiche. Sinora – ha aggiunto – abbiamo avuto solo lo spostamento della penale di tre anni o il fatto che si potrebbe forse prendere in considerazione il biocarburante. La penale vorrebbe dire 15 miliardi per le case automobilistiche europee che andranno in tasca a case automobilistiche cinesi e americane. Quei 15 miliardi di cui avremmo bisogno per investire e innovare andrebbero nelle tasche di altri: è un’assurdità. Non siamo anti-europei – ha concluso – chiediamo solo che non sia un burocrate a decidere qual è la soluzione tecnologica”. MARCO NOCIVELLI: “Il cambiamento ha bisogno di investimenti” Plauso al lavoro portato avanti dal Cavaliere del Lavoro Arabnia e fiducia nel fatto che la costanza da parte delle imprese nel portare avanti una trasparente azione di lobby possa produrre dei risultati. Da queste premesse ha preso il via l’intervento di Marco Nocivelli, presidente e Ad di Epta. È chiaro “che le cose ormai si fanno in Europa e credo che tutti l’abbiamo capito e forse, o sicuramente, l’abbiamo capito un po’ tardi. Normalmente eravamo sempre molto attenti alle legislazioni che toccano i singoli prodotti che ognuno di noi fa o alle singole attività che ognuno di noi fa – ha spiegato Nocivelli –. Ci siamo un po’ distratti sulle legislazioni trasversali, cioè sui concetti che non sono legati al singolo prodotto ma che sono trasversali”. Il Cavaliere del Lavoro ha ricordato infatti che i legislatori, nel loro lavoro, fanno spesso ricorso a “organismi di normazione in cui si discute cosa voglia dire l’applicazione effettiva di quella legge”. Tra gli esempi citati da Nocivelli vi sono l’UNI, a livello nazionale, oppure il Comitato europeo di normazione elettrotecnica (Cenelec). Il loro scopo? “Servono ad avere mutui riconoscimenti fra le parti, in maniera che non ho bisogno di dimostrare a tutti tutto e non subisco centinaia di ispezioni da centinaia di persone. Questo meccanismo, che ha funzionato molto bene nella parte prodotti, non sta per niente funzionando nell’altra parte, in quella L’automotive è un esempio di difficoltà di rapporto con la Ue. Si è deciso di arrivare a emissioni zero di scarico per il 2035 senza tener conto delle conseguenze per l�industria
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