Civiltà del Lavoro, n. 6/2024

69 Civiltà del Lavoro | gennaio • febbraio • marzo 2025 MOSTRE desiderio erotico, risveglio sessuale e desolazione in una serie chiamata “Amore” che sviluppa nel corso dei decenni successivi e trasforma nella serie intitolata “Il Fregio della vita”, che per lui simboleggia un ciclo essenziale della vita umana. In mostra sono presenti opere come Bacio vicino alla finestra (1891), Coppie che si baciano nel parco (Fregio di Linde) del 1904 e Madonna (1895). Segue la sezione “Fantasmi”, in cui le opere raccontano i suoi ricordi manipolati attraverso la pittura e la scrittura. Se le raffigurazioni sentimentali della malattia erano popolari nei paesi nordici, le immagini di Munch sono cariche dell’agonia che si prova nel guardare qualcuno morire, e della lotta con la morte che immagina i malati debbano affrontare. In questa sezione sono presenti opere celeberrime, tra le altre, come Sera. Malinconia (1891), Disperazione (1894) L’urlo (1895), Lotta contro la morte (1915) e La morte nella stanza della malata (1893). MUNCH IN ITALIA In “Munch in Italia” è possibile incontrare un aspetto poco conosciuto del lavoro di Munch. Il suo primo viaggio nella Penisola risale al 1899, assieme alla sua amata Tulla Larsen, e comincia subito con il piede sbagliato: “Sarebbe dovuto andare a Parigi”, scrive l’artista utilizzando la terza persona, “Ma la sua salute non glielo permise, e forse l’Italia gli avrebbe giovato, quindi si diressero insieme a Firenze. Malattia, alcol, disastri: questo fu il viaggio a Firenze.” I dipinti monumentali successivi devono un tributo al Rinascimento italiano: “Penso alla Cappella Sistina ... Trovo che sia la stanza più bella al mondo.” Ben rappresentato anche “L’universo invisibile” di Munch e la sua produzione di autoritratti, veicolo di auto-invenzione ed espressione dell’identità artistica, una dimensione che Munch esplora servendosi di una teatralità eccezionale. In mostra sono raccolti alcuni suoi capolavori che permettono di rileggere attraverso precise scelte compositive il suo immaginario disturbante, inquieto, eppure seducente. La mostra, curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo dell’artista, con la collaborazione scientifica di Costantino D’Orazio, è realizzata in collaborazione col Museo Munch di Oslo. Edvard Munch, Stanislaw Przybyszewski – 1895, olio su tela Foto © Munchmuseet Vogliamo ridurre – ha detto il Cavaliere del Lavoro Philippe Donnet – le barriere e coinvolgere il più ampio numero di persone nella fruizione di questo patrimonio collettivo

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