Quaderni sulla sostenibilità: Acqua - Luglio 2023

Quaderni sulla Sostenibilità Estratto da : Civiltà del Lavoro - numero 1 - 2023 13 Chi? Pensi agli antichi romani. Nel convegno ci sarà un in- tervento dedicato agli acquedotti romani, tra le opere civili più belle e più durature che esistano. Sono ope- re presenti non solo in Italia, in Spagna per esempio in- torno a Cordoba ce ne sono di meravigliosi. Bellezza e ingegno sono facce della stessa medaglia e, infatti, par- leremo anche di storia dell’arte. Un critico di spessore come Jacopo Veneziani ci racconterà come l’acqua ha ispirato la pittura. Adesso che ci faccio caso, dei qua- dri che ho intorno a me in ufficio non ce n’è uno in cui non ci sia l’acqua. Il 2022 è stato il più siccitoso dal 1800 con un deficit, a chiusura del periodo, pari al 30%. Deficit che sale al 40% per il Nord, che ha visto 11 mesi su 12 di piogge sotto la media e solo dicembre in media. L’Italia non dovrebbe avere siccità, è un paese ricco di acqua: ce l’ha a terra e anche nei volumi di pioggia, su- periori a tanti altri paesi. Il problema è che di questi vo- lumi di pioggia noi ne tratteniamo solo il 15%, tutto il re- sto lo buttiamo via. È inconcepibile. Ho trovato un dato molto interessante a tal proposito. Quale dato? Nel 1971 c’è stata la Conferenza Nazionale sulle Acque, ne venne fuori uno studio secondo cui per far fronte al- lo sviluppo del Paese sarebbe stato necessario arrivare al 1980 con una capacità di raccolta di acqua piovana in invasi pari a 17 miliardi di metri cubi. Bene, oggi, a di- stanza di 40 anni siamo a una capacità di raccolta di 12 miliardi di metri cubi. Questo vuol dire che non abbia- mo fatto assolutamente niente. Basterebbe non spreca- re. Al contrario di quello che dicono in tanti, non è vero che per invertire la rotta bisogna rinunciare al benesse- re e consumare meno. Nessuna decrescita felice? Ma quale decrescita felice! Non esiste nessuna decresci- ta felice. L’aumento della popolazione mondiale, si sti- ma che nel 2050 saremo 10 miliardi di persone, impone senz’altro una domanda di energia e cibo. Questo vuol dire che sono assolutamente imprescindibili le politiche di risparmio idrico. Ma questo non equivale a rinunciare al benessere, è semmai il contrario. Dobbiamo interve- nire per rimettere le cose a posto, la tecnologia serve a preservare e incrementare benessere evitando sprechi oggi non più accettabili. C’è bisogno di più tecnologia, di più investimenti, di più intelligenza. L’Italia gode di punte avanzate sul fronte della ricer- ca, ma spesso isolate. Come giudica oggi il dialogo tra centri di ricerca e mondo delle imprese? In Italia esistono eccellenze che possono dare un gran- de contributo, in particolare sull’innovazione digitale: dall’Internet of Things ai Big Data Analytics fino all’In- telligenza Artificiale per il monitoraggio dei consumi. Anche in questo caso, non parliamo di cose futuristiche ma di cose concrete che sono già in mezzo a noi, pensia- mo per esempio al lavoro che si è fatto con la diffusione capillare dei contatori intelligenti. Ricerca e imprese in- novative hanno già messo in campo soluzioni per la ma- nutenzione preventiva e predittiva delle infrastrutture, per la riduzione delle perdite, per la misurazione della qualità dell’acqua potabile, ma anche per la capacità di indirizzare i consumi lavorando sull’analisi dei compor- tamenti dei consumatori. L’agricoltura 4.0 è un settore in crescita da anni. Come le dicevo prima: per migliora- re le cose non bisogna rinunciare ai consumi, bisogna renderli più evoluti. Senta, prima mi diceva che non c’è un quadro che non abbia riferimento all’acqua. C’è un legame personale, esistenziale, con questo elemento? L’acqua è legata al tempo della mia felicità. Quando parlo di acqua mi entusiasmo. Io sono napoletano, ho trascor- so tutte le vacanze della mia giovinezza a Ischia. Avevo la fortuna di avere una barchetta a remi e quando avevo nove anni tutte le mattine me ne uscivo con questa bar- ca e me ne andavo in giro da solo agli scogli di Sant’An- na. Evidentemente i miei genitori erano preoccupati di tante cose ma non del mare. E per fortuna, perché a me quello sembrava un tempo e uno spazio fuori dal mon- do. Mi auguro che questo entusiasmo che nasce anche da questi ricordi traspaia dai lavori del Convegno e arri- vi a tutti i Cavalieri del Lavoro. Ugo Salerno è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2013. È a capo di Rina, gruppo multinazionale con oltre 160 anni di storia che fornisce servizi di verifica, certificazione e consulenza ingegneristica. Nel 2002 è nominato amministratore delegato e nel 2012 presidente. Ha affrontato un complesso processo di ristrutturazione e di rilancio aziendale, favorendo la diversificazione del business e guidando il Rina verso l’internazionalizzazione. I dipendenti sono oltre 4.000

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