Quaderni sulla sostenibilità

Quaderni sulla Sostenibilità dal Blog della Federazione su Huffington Post 83 maggior ricorso al gas liquido con relativo potenziamento degli impianti di rigassificazione. Sono azioni che alleggeriscono ma non eliminano la dipendenza dal gas russo e non sono tut- te di immediata attuazione, oltre al fatto che comunque l’uso del gas danneggia l’ambiente. Le energie rinnovabili, invece, permetterebbero di diversificare gli approvvigionamenti combinando sostenibilità ambientale ed economica. L’Italia, però, deve ancora lavorare molto su questo fronte, perché è frenata dall’indecisio- ne della politica, dai procedimenti autorizzativi lunghissimi e incerti, dai dinieghi degli en- ti pubblici sollecitati dalle proteste dei cittadini in difesa, spesso pretestuosa, dell’ambien- te e del paesaggio. Un esempio degli ostacoli realizzativi legati al dissenso locale, anche se non riguarda le rin- novabili, è il gasdotto Tap nel Salento, costruito tra mille opposizioni e rallentamenti, sen- za il quale oggi non potremmo importare gas dall’Azerbaijan. Ho voluto visitare la zona di arrivo a terra del gasdotto dall’Albania, attraverso il Mar Adria- tico, per osservare di persona i danni denunciati dagli ambientalisti. Ebbene, i residenti non hanno saputo indicarmi dove fosse esattamente il terminale, che ho individuato quasi ca- sualmente, perché non c’era nessuna traccia evidente, se non il centro di supervisione del gasdotto, circondato da terreni ricoperti di vegetazione. Se guardiamo agli impianti eolici e fotovoltaici, solo in Puglia ci sono 400 richieste in atte- sa di autorizzazione, impigliate in una rete di indecisioni e rimbalzi amministrativi, con un danno per tutta la collettività: quegli impianti permetterebbero di produrre energia con un basso impatto ambientale e a un costo inferiore rispetto alle fonti non rinnovabili. La lentezza dell’iter burocratico si intreccia ai timori di un danno paesaggistico non sempre meglio specificato. Tutto sommato l’uomo ha modificato costantemente l’ambiente circo- stante e non si vede perché, tranne in alcuni casi eclatanti, l’installazione di un parco eoli- co o fotovoltaico debba essere considerata di per sé un deturpamento. Delle pale eoliche a 12 chilometri dalla costa o dei pannelli fotovoltaici su terreni abbando- nati o poco fertili o sui tetti di abitazioni e capannoni industriali consentirebbero di utiliz- zare fonti di energia pulita per imprese e famiglie, riducendo il ricorso ai combustibili fos- sili, quelli sì indubitabilmente dannosi. Preso singolarmente, ogni impianto è piccola cosa rispetto a una centrale termoelettrica, ma tanti piccoli impianti diffusi possono raggiungere e superare la stessa potenza. Bisogna però che le politiche del Governo favoriscano gli investimenti in queste fonti, rego- lando anche la sovrapproduzione rispetto alle necessità del singolo investitore. Prendiamo il caso del fotovoltaico: attualmente, un’azienda che installa dei pannelli può utilizzare l’ener- gia che produce, defalcandola da quella assorbita dalla rete nello stesso momento. L’ener- gia eccedente il fabbisogno del momento e quella prodotta nei giorni festivi, in cui l’azien- da non l’assorbe, viene immessa nella rete con un piccolo rimborso per il produttore, ma con il vantaggio di metterla a disposizione della comunità come energia pulita. Però, quan- do i pannelli fotovoltaici producono poco o niente, per esempio di notte, l’energia assorbi- ta dalla rete dalla stessa azienda viene pagata a prezzo pieno, pari a circa il triplo del valo- re del rimborso. È comprensibile che il prezzo di acquisto sia maggiore di quello di vendita per un costo di gestione, ma una sproporzione così grande non incentiva il singolo utente a produrre e mettere in rete più energia di quella che occorre a lui stesso. Sole e vento non mancano nel nostro Paese. Quel che serve sono la volontà e la determinazio- ne politica di incentivare l’uso di queste risorse preziose, tutelando economia e ambiente.

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