Quaderni sulla sostenibilità

Quaderni sulla Sostenibilità Incontri 96 Negli stessi anni c'è la presa di consapevolezza anche di un diffuso rischio ambientale, nel ‘72 viene pubblicato il rapporto dei Meadows “ The limits to growth ”, si prende atto che il pianeta ha dei limiti. Ed ecco che nasce questa nuova parola, sostenibilità, che si coniuga con sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale. La sostenibilità si basa sull'idea che si può avere energia da fonti che non appartengono a territori o popolazioni specifiche, ma sono naturali, illimitate e non costano nulla: il so- le, l'acqua, la geotermia, il vento con l'eolico. Il concetto di sostenibilità si basa su questo. Si può dire, in estrema sintesi, che la grande pressione verso la sostenibilità arriva negli an- ni '70 perché l'America non era indipendente dal petrolio, dipendeva dai Paesi dell'Opec, così come l'Europa e tutti i Paesi del mondo. Di fronte a questo scenario, per i Paesi occi- dentali, si sono fatti avanti due strade: una è quella rappresentata dalle rinnovabili, l'altra è quella inaugurata e seguita dagli Usa del cosiddetto shale gas , lo shale oil , ovvero delle rocce bituminose, gas non convenzionale, petrolio non convenzionale. Oggi gli Stati Uni- ti, a distanza di quindici anni dall’avvio di questa tecnologia, sono del tutto indipendenti e, anzi, sono diventati esportatori di energia. Noi, invece, stiamo aspettando il gas dagli Stati Uniti per non dipendere totalmente dalla Russia. Nello stesso tempo c'è un’altra rivoluzione tecnologica, ed è quello del gas liquefatto, la ca- pacità non solo di trovare gas e oil non convenzionale, ma di liquefarlo e trasportarlo per nave. Trasportarlo per nave vuol dire non dipendere più dal gasdotto regionale che crea un monopolio o un oligopolio locale, come è accaduto a noi con il gas russo, ma avere un mercato globale del gas. Il gas, essendo meno inquinante rispetto agli altri due fossili, car- bone e petrolio, ed essendo più disponibile, può essere utilizzato in tutte le regioni del pia- neta ed è per questo considerato il combustibile della transizione. Perché questo? Perché le fonti rinnovabili hanno un grandissimo problema: sono intermit- tenti, non sono programmabili. Se piove non abbiamo il sole, se non c'è vento non abbia- mo l'eolico e così via. C'è quindi bisogno di uno stock, di una riserva. La riserva da cosa è data? In parte dal gas e in parte dalla capacità, dalla possibilità, dalla nuova innovazione di conservare l'energia. Qui casca l'asino. Qui abbiamo delle difficoltà non banali se si considera che le batterie so- no fatte di componenti minerali, terre rare e quant'altro, che hanno loro stesse una filie- ra di produzione non indipendente, quindi le rinnovabili non sono del tutto indipendenti dalla filiera da dove provengono i minerali e i materiali primari necessari. Penso al cobal- to, più del 60% si trova in Congo, penso al litio, tutte zone controllate dalla Cina, altra di- pendenza delle rinnovabili. Quello su cui adesso occorre riflettere è la complessità di questa trasformazione. Il primo punto era: da dove partiamo, perché si trasforma con l'energia; il secondo punto ha riguardato ciò che è accaduto con la sostenibilità, la trasformazione energetica che ab- biamo vissuto nei decenni scorsi; il terzo punto ha, infine, a che fare con quello che suc-

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