Quaderni sulla sostenibilità

Incontri Quaderni sulla Sostenibilità 99 La pandemia ha aperto la strada a una modifica radicale non solo della prospettiva am- bientale, ma delle prospettive del nostro modo di vivere per ricostruire l’economia, per ri- costruire la convivenza, per adattarci a una prospettiva diversa e nuova rispetto a quella a cui eravamo abituati. Una delle prime cose che si sono poste all’attenzione in questo nuovo mondo, in questa nuova prospettiva, direi che è proprio il rapporto fra il mercato e l’ambiente, cioè tra l’e- conomia e l’ecologia che sono strettamente connesse. Il mercato sopravvive solo se so- pravvive l’ambiente; ma quest’ultimo sopravvive solo in relazione all’andamento del merca- to, perché il mercato è portatore di una logica di profitto che tende spesso e volentieri ad ammazzare l’ambiente. Credo che noi dobbiamo pensare al futuro – soprattutto voi giova- ni – nel quale il tema del mercato, dello scambio, della produzione, della conservazione e dell’eliminazione dei rifiuti va ripensato profondamente perché rischiamo di continuare a creare ed accumulare delle situazioni che compromettono lo sviluppo. Rischiamo di continuare con incoscienza a vivere in un contesto e in un sistema nel quale non teniamo conto delle esperienze del passato, sia di quelle positive che di quelle negati- ve; e non teniamo conto – accanto ai vantaggi – dei rischi o dei problemi del futuro. Vivia- mo in un presentismo imperante. Si dice che la Costituzione non è più attuale. Io sostengo che non è vero. Affermare che es- sa non sia più attuale è un alibi per la nostra inerzia nell’adeguarla al tempo trascorso dalla sua promulgazione e per rispondere a istanze politiche di cambiamento discutibili (si pen- si alla recente riduzione del numero dei parlamentari). In realtà la Costituzione, almeno in buona parte, non è stata attuata. Certamente va rivista con profili e con aspetti nuovi, le- gati al passare del tempo e al progresso tecnologico e sociale. Del resto sono passati set- tantacinque anni da quando è stata emanata la Costituzione. Consideriamo l’Art. 9: ci ricorda che è troppo importante il passato, bello e meno bello, per scordarcelo. Il futuro è troppo importante perché non pensiamo a progettarlo. Lo svilup- po della cultura (quindi la scuola) è la chiave per comprendere il nesso tra il diritto-dove- re alla memoria e quello di costruire (o almeno non condizionare) il nostro presente e il futuro di chi ci succederà. Qui si apre il discorso dell’ultima recente modifica costituzionale che ci riporta al tema di un mio recente saggio. In un primo momento si è detto che la Costituzione parla di paesag- gio; ma essa non ne parla solo per tutelare l’aspetto estetico. Non ci si riferisce, per fare un esempio, soltanto a Posillipo o al Cervino o ad altri monumenti naturali: altrimenti sareb- bero fuori dalla tutela costituzionale tutto il Raccordo Anulare di Roma, brutto come non so che cosa; sarebbero fuori dalla tutela costituzionale le periferie delle città o le serie di villette a schiera che ammazzano le spiagge belle del nostro patrimonio ambientale. Non è quindi solo un valore estetico; è il valore del rapporto tra l’individuo e l’ambiente, ciò che lo circonda, lo condiziona ed è dall’uomo condizionato. Adesso stiamo facendo i conti con il rischio che l’ambiente diventi per le generazioni futu- re una specie di chimera. Abbiamo introdotto recentemente nell’articolo 9 della Costitu- zione “La tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi anche nell’interesse del- le future generazioni”. Abbiamo aggiunto nell’articolo 41 della Costituzione l’ambiente agli altri limiti della libertà di iniziativa economica privata (l’utilità sociale, la sicurezza, la liber- tà e la dignità umana). Qualcuno ha detto che siamo finiti perché a questo punto gli ecologisti e gli ambientalisti ci impediranno ogni sviluppo. Non è così; la questione è capire che cosa possiamo fare per continuare a coltivare un rapporto con la natura che non faccia prevalere soltanto la logi- ca del profitto. È capitato, ad esempio, per la regolamentazione europea delle quote am- messe di immissioni nocive di CO2 nell’atmosfera, per le esigenze della produzione. Quelle

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