Il futuro del lavoro - Atti del Convegno Nazionale di Bari (14 settembre 2024)

frontarci, ne parlavamo come Cavalieri del Lavoro dieci o dodici anni fa in un Convegno a Verona nel quale allora già discutevamo del grande confronto e del grande rischio di deboli democrazie contro forti autoritarismi. Questi forti autoritarismi sono quelli che oggi, soprattutto in alcune aree emergenti del mondo, danno un’efficacia, un’efficienza, nel processo decisionale e quindi anche di governo delle dinamiche geopolitiche, pericolosissima e alle quali le nostre democrazie, deboli e sempre più ricche di contraddizioni, non sanno rispondere mettendo, un’altra volta, la pace a rischio. Il tema della demografia è molto importante, assolutamente vitale quindi è bene riscoprirlo e tenerne conto, ma leggiamolo anche in una dimensione integrata e a livello globale. Se poi arriviamo invece alla demografia dei nostri paesi, in particolare del nostro, credo che si ponga un’altra questione fondamentale. L’Italia aveva il più alto tasso di natalità imprenditoriale fino a una quindicina di anni fa. Oggi l’Italia è un Paese che non ha più quel primato in termini di natalità imprenditoriale che lo ha contraddistinto dal boom e dal miracolo economico fino alla fine degli anni ‘90 inizio 2000. La ragione è la crisi di fiducia, le difficoltà nell’operare e soprattutto fare nuove iniziative economiche per via dei constrains, delle rigidità, delle burocrazie e abbiamo visto come questo si incrocia anche molto, con il fatto che tutte le grandi start-up innovative, tecnologiche, ecc., accadono prevalentemente in paesi anglosassoni, in paesi nei quali c’è maggiore flessibilità e minore rischio associato al possibile fallimento e sappiamo che le start-up, in una misura superiore al 95%, sono destinate al fallimento. Abbiamo quindi una crisi di vocazione di nuove imprese e di imprenditorialità pur essendo un Paese intrinsecamente imprenditoriale e abbiamo un altro dato fondamentale: una volta noi emigravamo ed emigravano quelli che non potevano. Mi ricordo che la prima volta che sono andato negli Stati Uniti ero un ragazzino, mio padre la prima cosa che fece, mi portò a vedere Ellis Island per vedere il contributo che il nostro Paese aveva dato alla crescita di quel sistema e il sacrificio che le nostre popolazioni avevano affrontato alla fine dell’800, primi del ‘900. La mia cultura, quindi, è assolutamente in integrazione rispetto alle migrazioni, ci mancherebbe. Il futuro del lavoro 112

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