Una volta però, emigravano quelli che non potevano; oggi emigrano quelli che possono. Sempre di più, quelli che possono emigrano, dal Sud vanno a Milano perché possono meno e magari da Milano, una volta andavano in Gran Bretagna, oggi meno perché hanno fatto la Brexit, ma vanno in altre parti del mondo perché oggi vanno via quelli che possono, alla ricerca di maggiori e migliori opportunità. Noi così perdiamo il meglio, formiamo intelligenze e le perdiamo. Abbiamo poi un altro problema fondamentale: il nostro tasso di occupazione. Abbiamo recentemente raggiunto i picchi massimi della storia economica italiana degli ultimi decenni: 62%. Il 74%, 75%, 76% nel Centro-Nord, 40%, 42% nel Mezzogiorno. E molto spesso noi stessi, i nostri colleghi, mi dicono: facciamo case e facciamo venire gli immigrati. Ma più immigrati vengono, se la media nazionale del tasso di occupazione è al 61% o 62%, unici con la Grecia ad essere al di sotto del 70 e più in percentuale che era stato segnalato come obiettivo minimo e irrinunciabile a Lisbona venti anni fa, non saremo mai in grado di riequilibrare il rapporto debito pubblico-Pil e adesso, alla vigilia del piano settennale di rientro, i numeri è difficile darli, perché se noi non portiamo il tasso di occupazione al 70% e più, l’Italia fallisce. Se fallisce l’Italia, fallisce l’Europa. La questione di rimettere il motore economico dello sviluppo del Paese nel Mezzogiorno è irrinunciabile, assolutamente irrinunciabile perché nel Centro-Nord, e noi operiamo, non solo in Italia ma in varie parti del mondo, ma anche nel Nord Italia, non ci sono né spazi né margini reali di crescite significative per portare l’attuale tasso dal 62% al 70%. L’unico modo per farlo, dove ci sono spazi intelligenti, giovani, è qui nel Mezzogiorno, dove siamo al 42-45% e dobbiamo arrivare al 60% nel corso dei prossimi cinque anni. Questo è l’obiettivo minimo irrinunciabile, quindi, va rimesso nuovamente il Mezzogiorno al centro della capacità di attrazione di investimenti internazionali. L’Italia deve fare del Sud il vero motore dello sviluppo del Paese. Dobbiamo quindi misurarci rispetto a questo elemento fondamentale perché liberando maggiore immigrazione, si genereranno enormi problemi di integrazione, di integrazione culturale e altro, non è un tema che si può affrontare semplicemente così come facemmo alla fine degli anni ‘60 con le migrazioni del Sud a To6. Interventi 113
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