Il futuro del lavoro - Atti del Convegno Nazionale di Bari (14 settembre 2024)

ho il diritto di distruggere qualcosa, l’abusus, ma il fructus, nel momento stesso in cui c’è una licenza, mi è sottratto, va in mano a qualcun altro. La domanda allora è, non se l’Intelligenza artificiale è buona o cattiva, se siamo entusiasti o non siamo entusiasti, personalmente sono un super entusiasta, gioco con tutti questi sistemi, ma la domanda è come, una volta introdotta all’interno dei sistemi produttivi, saprà non sottrarre quella catena di valore ai legittimi imprenditori, trasferendola a chi di quel sistema è fornitore all’azienda stessa? Questa è una domanda che va affrontata in una maniera strategica perché cambia la stessa catena di valore in un’altra dimensione. Qui arriva la seconda sfida. Questo percorso che stiamo facendo è legato alla computazione. Ma la computazione oggi, è diventata una questione di potere. Quando i primi computer si sono diffusi, negli anni ‘50 e ‘60, si sono diffusi in una forma di potere computazionale centralizzato che si chiamava mainframe. Siccome all’epoca si accedeva al potere computazionale con le schede perforate, uno degli ingegneri che ha fatto Eniac, scrive a un collega: Eniac è bellissimo, risolve le equazioni differenziali, i parziali di Von Neumann in trenta minuti, ventotto minuti per perforare le schede, due per fare i calcoli. L’umano, quindi, era il collo di bottiglia nell’uso del calcolatore. Con la potenza computazionale centralizzata, ho tanti umani che mentre rallentano nel fare la loro impresa, il tempo computazionale viene distribuito a tutti. Questo computer cambia le organizzazioni, nel 1980 il computer più potente al mondo era al Pentagono, il secondo era a Hallmark, in Kentucki, e gestiva tutti gli scaffali della grande distribuzione americana. Nel 1970 la cultura bussa a questo mondo dell’informatica. È il momento della controcultura, sono le rivolte giovanili e tutto ciò che è centralizzato e sa di potere è sbagliato. Bisogna scagliarsi contro questo. Gli hippies della Silicon Valley si scagliano contro il potere computazionale centralizzato e ci danno il personal computer, quello che abita le nostre scrivanie. È il momento in cui c’è una grande mutazione culturale. Il settimanale Time, nel 1983, decide che l’uomo dell’anno del 1982 non è un uomo ma il computer. Per dire quanto questo ha impattato sulla nostra società. 6. Interventi 119

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