Il futuro del lavoro - Atti del Convegno Nazionale di Bari (14 settembre 2024)

mero di trentenni equivalente ai cinquantenni, quindi, più o meno nei prossimi decenni la popolazione in età lavorativa rimane solida a fronte di una popolazione anziana che cresce, sapete quanti sono oggi i trentenni in Italia? Sono un terzo in meno rispetto ai cinquantenni. Ciò vuol che noi stiamo andando non solo verso una natalità che si riduce, ma proprio verso uno svuotamento inedito rispetto al passato, quando invece abbiamo sempre avuto la consistenza di popolazione in età lavorativa, stiamo andando a perdere questa consistenza, addirittura di un terzo, questa parità è maggiore rispetto agli altri paesi. Quindi, a parità di popolazione anziana e di spesa verso la popolazione anziana, comune a quello che dovrà affrontare come sfida negli altri paesi, avremo una maggiore riduzione della popolazione in età attiva lavorativa, addirittura un terzo, in prospettiva, che quindi diventa un problema per riuscire a sostenere la crescita economica e sostenibilità anche del sistema di welfare, del sistema sociale. Non solo abbiamo una maggiore riduzione quantitativa, cioè abbiamo agito meno in difesa in modo che la natalità non scendesse troppo, ma abbiamo agito meno anche in attacco, noi ci troviamo con una natalità troppo bassa che produce quel processo di degiovanimento che riduce la consistenza quantitativa delle nuove generazioni, quindi la popolazione in età lavorativa. Ma non abbiamo migliorato la condizione occupazionale dei giovani, siamo il Paese con il più basso tasso di occupazione giovanile, non solo, ma abbiamo anche la più alta percentuale di giovani che non studiano e non lavorano, quindi, non li utilizziamo. Ma ne perdiamo anche di più perché rispetto agli altri paesi con cui ci confrontiamo, c’è un maggior flusso di giovani qualificati che si spostano e vanno verso la Francia, la Germania, o altri paesi. Abbiamo meno giovani, li rendiamo meno occupati, li valorizziamo di meno, ne perdiamo di più. Anche sull’occupazione femminile noi abbiamo i livelli più bassi d’Europa, abbiamo un divario di genere che non ha confronto con gli altri paesi, è di 19 punti percentuali, il divario fra occupazione femminile e maschile, è il doppio rispetto al gap medio europeo ed è quattro volte il divario di genere che c’è nei paesi scandinavi. Allora, abbiamo meno popolazione in età lavorativa? Valorizziamo il contributo attivo dei giovani e delle donne visto che li abbiamo inutilizzati finora, dovremo ulteriormente e meglio valorizzarli. Il futuro del lavoro 36

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