Il futuro del lavoro - Atti del Convegno Nazionale di Bari (14 settembre 2024)

FRANCESCO CUPERTINO E quello è un altro livello di complessità che, purtroppo, tocca spesso anche i rettori. Oggi siamo chiamati a guardare cosa sta per succedere e quindi all’impatto delle tecnologie digitali dell’Intelligenza artificiale, del quantum computing, di tutto quello di cui hanno parlato prima di me con capacità superiori alle mie, stamattina i relatori che mi hanno preceduto. Ma permettetemi di menzionare un punto di orgoglio. In tutto questo percorso, il Politecnico di Bari ha fatto la sua strada e oggi è l’università italiana con il più alto tasso di occupazione dei propri laureati a livello nazionale. Ci pareggia solo il Politecnico di Milano, per rispetto alla parte lombarda di questo tavolo. E lo facciamo con il 70% dei nostri laureati che rimangono a lavorare nel Mezzogiorno del Paese. Questo per me è un grande vanto e rappresenta, in forma estremamente sintetica, come l’università, gli studi scientifici e tecnologici, possono avere un ruolo determinante nello sviluppo del territorio che li ospita. Oggi abbiamo più volte sentito parlare delle tecnologie legate all’Intelligenza artificiale. Penso che molti di noi abbiano avuto modo di interfacciarsi con i grandi modelli di linguaggio venendo forse sorpresi, anche dalla tipologia di interazioni che si possono avere con una macchina. In questo, secondo me, oggi siamo in quell’impasse, perché è tipico dell’umano sopravvalutare quello che sta per succedere nel brevissimo periodo, quello che può succedere in un anno, e sottovalutare quello che può succedere in dieci anni. Faccio un esempio tra tutti: appena abbiamo visto, per la prima volta, la posta elettronica, ci è subito sembrata una cosa potente però per anni abbiamo continuato a usare il fax. Poi, solo dopo anni, sia le università che le imprese sono riuscite a incorporare effettivamente questi sistemi nelle loro attività quotidiane e produttive. Succederà la stessa cosa con l’Intelligenza artificiale. Ci arriveremo in un tempo che è difficile prevedere, probabilmente ci vorranno degli anni perché ci possa essere una penetrazione uguale a quella che hanno avuto l’utilizzo di internet piuttosto che la posta elettronica, ma ci arriveremo. In questo sta alle università cercare di fare uno sforzo predittivo rispetto a quello che può essere la modalità con la quale interagire con i propri studenti. Il futuro del lavoro 92

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