FRANCESCO CUPERTINO È esattamente la stessa cosa. Dobbiamo trasmettere, ai ragazzi e alle ragazze, l’utilità del percorso formativo. Le generazioni evolvono, cambiano le persone con cui interagiamo. A noi, alle scuole elementari, veniva detto di stare seduti e studiare sul sussidiario e quello facevamo. Adesso abbiamo di fronte, per fortuna, ragazze e ragazzi che si pongono domande che io, quando ero ragazzo, non mi ponevo. Vogliono sapere di più, vogliono capire dove li stiamo facendo andare. L’integrazione dei rapporti università-azienda non serve ad aziendalizzare l’università che deve mantenere il proprio ruolo di essere costruttore di consapevolezza e di coscienza, ma dobbiamo fargli vedere da subito, a che cosa serviranno quella consapevolezza e quella coscienza che noi gli vogliamo infondere facendoli studiare sui libri. C’era quella formula che diceva che il 99% è sudore e l’1% è ispirazione. I successi si raggiungono grazie alla fatica, ma per spiegare quella fatica, serve un’interazione diversa, costruttiva, con il mondo delle imprese. In questo abbiamo una necessità comune: noi abbiamo bisogno di attrarre più talenti verso le università e non lo possiamo fare attraverso il racconto, bisogna mostrare il punto di arrivo, spiegare perché e lo possiamo fare soltanto insieme, università e azienda, andando a parlare con i ragazzi, proponendo loro modelli formativi innovativi, cercando di agganciarli, di avere un engagement quotidiano con loro; le aziende non ce la possono fare a gestire autonomamente la formazione continua e lo sviluppo dell’innovazione al loro interno o quantomeno farlo da soli è un rischio troppo grande per affrontare i mercati internazionali. In questo serve l’intervento dell’università nella formazione continua da un lato, dall’altro nell’accompagnamento al trasferimento tecnologico, alla valorizzazione delle conoscenze. Serve un patto generazionale ma anche tra attori pubblici e privati, tra operatori della conoscenza e operatori dell’economia per decidere di provare insieme a costruire quello che sarà il Paese dei prossimi anni. FRANCESCO GIORGINO Grazie per queste parole. Il futuro del lavoro 94
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