Firenze2015 WORKSHOP Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale

La responsabilità della tutela del nostro patrimonio artistico, storico, paesaggistico, è stata esercitata a lungo e molto bene nel passato altrimenti quello che vediamo oggi non ci sarebbe. Ma nel passato prossimo e nel presente molto meno, solo a parole, perché all’armonizzazione degli interessi (azione complessa e faticosa) si è preferito l’automatismo della burocrazia. Con il risultato che tra poco dovremo ricorrere solo alla letteratura per capire ciò che l’Italia è stata e come veniva percepita dagli stranieri che la visitavano. In Justine: il protagonista vede in una vetrina di Alessandria delle olive con scritto “Orvieto”: “la comprai e… seduto ad un tavolo di marmo in quella luce spaven- tosa, cominciai a mangiarmi l’Italia, la sua scura carne bruciata, il suo suolo pri- maverile modellato dalla mano, i vigneti sacri.” Potrebbe ancora essere questo l’Italia? Questo deve essere il tema. La capacità competitiva del Paese dipende anche dall’impegno dello stato a tutelare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale come risorsa e non solo come costo, tanto più in un paese come l’Italia in cui preservare la propria tradizione culturale è anche strumento di coesione sociale. Ma non dobbiamo più pensare che il nostro passato, quello che abbiamo ereditato senza merito alcuno, ci possa, da solo, preservare per il futuro, come fosse un feticcio, un idolo statico. Oppure si pensa che il confronto con le immense e potenti società asiatiche avverrà solo sul terreno del Pil, dell’acciaio, del petrolio, dimenticando che anch’esse sono dotate di storia, cultura, di religioni, di arte, di identità? Vorrei fare l’esempio dei paesi troppo ricchi di risorse naturali dove, con la sola ec- cezione degli Stati Uniti, il loro sfruttamento è stato totalizzante, ha distrutto le ma- nifatture e ha finito per essere d’ostacolo allo sviluppo di settori più produttivi e dinamici. Molti economisti insomma sostengono la teoria che l’ingente ricchezza di materie prime inibisca l’inventività di ricerca e industria, generando l’impossibilità di sviluppare produttività al di fuori del settore di cui sono in pratica parassitari. È stata definita “la maledizione delle ricchezze naturali”. In Italia, dove si propagandano statistiche piuttosto inesatte sulla nostra ricchezza di beni culturali, si deve registrare purtroppo una grave decadenza culturale, siamo al primo posto nella graduatoria Ocse circa l’analfabetismo funzionale. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale: attori e modelli 24

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