Firenze2015 WORKSHOP Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale
Perché l’arte è anche un fatto economico, non solo nel senso finanziario del ter- mine: è il modo con cui una comunità decide di adoperare le sue risorse, di trarre senso dal suo lavoro. Credo sia il momento di fare proposte concrete in cui la contrapposizione pub- blico-privato, la discussione sull’Art bonus, sicuramente importante, siano solo dettagli. E senza parlare di “tesori”. Quale potrebbe essere in concreto un grande progetto? Poniamo che l’Italia pro- ponesse di assumersi l’onere di preservare, per il godimento del mondo intero, i suoi borghi, le valli, i monti, le coste, il paesaggio rurale antropizzato magnifica- mente. Che volesse assumersi l’onere della bellezza come obiettivo primario e farne un’industria creativa nazionale. Quale è il settore più in sofferenza in questo mo- mento? L’edilizia. Si parla sempre di come costruire, ma i programmi edilizi po- trebbero parlare di decostruire, cioè, di riqualificazione e ricucitura del territorio: abbattimenti, recupero di quartieri interi e di edifici. Ciò farebbe ripartire l’edilizia, anche se con finalità opposte. Le risorse? Pubbliche, private, e soprattutto europee. Ma anche mondiali, se pensiamo a come sono state ottenute risorse per le foreste amazzoniche. Le professionalità? Quelle italiane ci sono, ma vengono utilizzate all’estero proprio per progetti simili. Se si iscrivesse il valore dei beni culturali dello stato come voce positiva nel bilancio nazionale se ne dovrebbe tener conto nel valutare gli effetti del debito pubblico. Quindi potrebbero allentarsi i vincoli di stabilità per liberare ingenti risorse. Si potrebbe pretendere una sorta di “eccezione culturale”. In fondo la Francia l’ha fatto. Insomma qualunque cosa pur che sia un progetto grande, ambizioso, nazionale e condiviso. Una sola grande opera, se si vuole ricorrere ad un altro luogo comune, le famose grandi opere italiane, perché solo la ricerca e la cultura possono generare un pensiero di questo tipo, fondandolo sull’assunto che l’estetica è un’economia. Ci sarebbe da studiare, fare ricerca, pensare all’oggi e non a quello che eravamo ieri. Questo potrebbe far ripartire l’edilizia anche con finalità opposte a quelle che ha coltivato finora. 2. Relazioni 27
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