Firenze2015 WORKSHOP Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale
A NTONIO N ATALI Direttore Galleria degli Uffizi Considerato il tema su cui vertono i ragionamenti d’oggi – ragionamenti tutti vòlti a riflettere sui “valori” – reputo siano necessarie alcune premesse di natura ideologica. Credo – per cominciare – si debba distinguere fra ciò ch’è valore in sé e ciò che invece ha valore di strumento. A principiare proprio dal denaro, ch’è quanto oggi invade e pervade qualsiasi iniziativa e qualsiasi riflessione. Nessuno è così astratto da svilire l’ineludibile necessità del denaro. Non di meno si dovrà considerare che a forza di parlare di denaro s’è trasmessa l’idea ch’esso sia un valore, non già uno strumento. Sicché – ineluttabilmente – tutto si misura con la rendita. Penso, allora, si debba prima di tutto meditare sugli esiti che sortono dalla considerazione del denaro non già come “strumento”, appunto, bensì come “valore” da perseguire. Il primo e più pernicioso effetto che produca l’attribuzione di valore al denaro ri- guarda l’educazione dei giovani. Se un giovane cresce e si forma su un principio così distorto, non desterà meraviglia se poi lui imposterà la sua vita secondando l’aspira- zione a ottener denaro quanto più possibile e quanto più velocemente possibile. Mi sovvengono le parole vibranti di un grande direttore degli Uffizi, Giuseppe Pelli Bencivenni, che nel 1777, fra i suoi pensieri, annotava: “Nell’educazione dei giovani dovrebbe entrare un’ostensione di statue, delle pitture e delle altre rarità che sono depositate alla R. Galleria e l’occhio si avvezzerebbe a trovare il bello ed i ricchi s’in- voglierebbero di un lusso nobile che varrebbe più della magnificenza nelle livree, nei cavalli e in tante altre frivolezze, che sono esterni ornamenti di parata per abbagliare il volgo, ma che non portano a presunzione di cultura in coloro che se ne investono” 1 . E una decina d’anni dopo aggiungeva: “Io credo che […] un popolo assuefatto a trovar sempre avanti di se il bello sia più intelligente […] di un popolo selvaggio e immerso nella barbarie” 2 . L’invito era dunque a frequentare gli Uffizi non solo per ascoltare le voci dei grandi che vi albergano, ma soprattutto per prendere dimesti- 2. Relazioni 29 1 G. Pelli Bencivenni in BNCF, N.A. 1050, Efemeridi, s. II, V, c. 754, 17 febbraio 1777. 2 Idem in BNCF, N.A. 1050, Efemeridi, s. II, XV, c. 2841v, 23 giugno 1787.
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