Firenze2015 WORKSHOP Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale

chezza col “bello”, così da saperlo poi riconoscere in ogni frangente della vita. Anche noi, oggi, ameremmo che la frequentazione dei luoghi della poesia rimediasse all’as- sidua volgarità delle immagini e delle parole che si rovesciano sui giovani. Ameremmo che nell’aura della valorizzazione (e dunque della tutela) entrasse – sempre per salvaguardare soprattutto l’intelligenza dei giovani – anche la lingua italiana, sovente messa in sofferenza dall’abuso di anglicismi; che di per sé non sa- rebbero certo sconvenienti, se non fossero considerati alla stregua di gemme inse- rite in un contesto da nobilitare e impreziosire. Lemmi inglesi (quasi sempre gli stessi) che s’inseguono fitti in ogni discorso, nella convinzione d’essere così più ascoltati e financo più autorevoli. Parole aliene (ma di moda) pronunciate per in- fiorettare una lingua, che nella sua purezza è invece una delle più poetiche fra quelle in uso. Lemmi inglesi che s’alternano a espressioni gergali italiane diventate insopportabili intercalari: “piuttosto che”, “ottimale”, “quant’altro”, “sinergie”, “fare squadra”, “ottimizzare”, “assolutamente sì”. Formule ormai quasi meccaniche sulla bocca di tutti; deprecabili soprattutto perché sono lo specchio di quel con- formismo intellettuale, pervicace e radicato, che costituisce uno dei guasti più ro- vinosi della nostra stagione. Ed è al conformismo culturale che si deve anche l’accettazione supina dell’inter- pretazione – distorta – di due vocaboli ricorrenti in ogni discussione sul nostro pa- trimonio: “tutela” e “valorizzazione”. Credo pertanto vada subito chiarito cosa si debba intendere per “tutela” e cosa per “valorizzazione” sia del patrimonio che del paesaggio. “Valorizzare” vuol dire dare valore a una cosa che non l’abbia mai avuto o restituire valore a una cosa che l’abbia perduto. Si capirà, per conseguenza, che “tutela” diventa perfino un sinonimo di “valorizzazione”. Giacché la “tutela” è lo strumento indispensabile a dare o restituire “valore” a opere o ad ambienti che l’in- curia, il tempo o l’uomo abbiano guastato o corrotto. E invece oggi, con l’idea che la “valorizzazione” sia da intendere solo in termini economici, si finisce per con- trapporre “tutela” a “valorizzazione”; quasi che la “valorizzazione” fosse un vantaggio finanziario e la “tutela” un inutile costo. Al segno che più volte s’è sentita proferire, da chi voleva elogiare i nuovi piani governativi per l’organizzazione del patrimonio culturale italiano, questa frase: “Finalmente meno tutela e più valorizzazione!”. Frase che, per una terra antica e nobile come la nostra, ricca di monumenti pluri- La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale: attori e modelli 30

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