Firenze2015 WORKSHOP Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale
centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e una mutata articolazione e suddivisione di compiti e competenze ad essi assegnati. Con grande enfasi nell’enunciazione di motivazioni e finalità da parte dello stesso attuale Capo del governo e del Ministro Franceschini, con molti consensi per l’operazione di “rinnovamento” da parte dei media e di alcune istituzioni private, ma anche con scarsa conoscenza sia dei suoi principi “riformatori”, reali o presunti che siano, sia delle implicite conseguenze, peraltro già in molti casi verificate, anche per una forse affrettata e indiscriminata applicazione. Due esempi per tutti, tra i tanti possibili: la concessione di autonomia gestionale a un nucleo di musei e di siti archeologici nazionali, in passato dipendenti dalle so- printendenze territoriali e ora affidati a direttori italiani o stranieri, selezionati con un concorso per titoli anche tra quanti sprovvisti di esperienze maturate nella ge- stione di un museo o di un sito archeologico; la istituzione di nuove direzioni di poli museali regionali affidati a funzionari della carriera dirigenziale già in servizio presso il ministero di pertinenza. In entrambi i casi, lasciando inalterate o quasi leggi, normative e disposizioni, in precedenza vigenti, sia per assunzione e gestione di personale (in ogni caso sempre dipendente dalla competente direzione centrale del ministero), sia per acquisizione e gestione contabile di risorse finanziarie, sia per attività finalizzate alla ricerca, allo studio e alla promozione culturale. A fronte di questa situazione, il problema a me sembra non sia tanto o solo quello di aver chiamato a dirigere i musei e i siti archeologici ai quali, seppur con criteri in alcuni casi discutibili, è stata concessa autonomia gestionale, figure di studiosi senza esperienza nel campo o di nazionalità straniera (ma non per questo auto- maticamente esperti nella gestione di musei o aree archeologiche, che all’estero, in Europa o soprattutto Oltreoceano, sono del tutto diversamente organizzati e gestiti, spesso anche in termini sostanzialmente privatistici), quanto, piuttosto, di come potranno operare in concreta autonomia, oltretutto con un contratto a sca- denza di non più di un quadriennio o di un triennio, se costretti a tener conto a confrontarsi con una realtà da un lato obbligata al rispetto di leggi e normative quasi sempre vincolanti, limitative e spesso addirittura contrastanti con qualsiasi forma di seppur parziale autonomia decisionale. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale: attori e modelli 36
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