Firenze2015 WORKSHOP Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale

Dobbiamo dar tempo ai nuovi direttori di Brera o di Capodimonte, degli Uffizi e Palazzo Pitti, o dell’Archeologico di Napoli e di Reggio Calabria o del sito di Paestum, della Galleria Estense a Modena o di Palazzo Barberini a Roma, di di- mostrare il contrario? Così come dobbiamo augurarci che i nuovi direttori dei Poli Museali del Veneto o della Toscana, del Lazio o della Campania riescano a gestire, anche senza danni personali, l’incredibile e indicibile “ammucchiata” di musei di- versi a essi affidati e che i responsabili delle vecchie e nuove soprintendenze “miste” riescano almeno salvaguardare, con l’architettura e il paesaggio, anche alcune chiese e qualche antico edificio monumentale avuti di recente in ulteriore affidamento? Bene, aspetteremo. Anche perché, malgrado riforme passate, recenti o future, siamo certi che sia Brera che Capodimonte, sia Paestum che gli Uffizi o Barberini, comunque restano e i cosiddetti “riformatori” prima o dopo, provvidenzialmente, comunque passano! A RMANDO M ASSARENTI Grazie a Nicola Spinosa. C’è una vecchia battuta di Mino Maccari che dice: se in Italia vuoi essere rispettato, fingiti straniero! Credo sia abbastanza pertinente in questo nostro ambito. Giustamente Spinosa faceva dei confronti internazionali, da questo punto di vista è importante l’intervento di Carl Brandon Strehlke, perché effettivamente lui ci parlerà della gestione dei musei americani e anche del rapporto pubblico privato. Molto spesso noi abbiamo un’immagine semplificata di quello che succede negli Stati Uniti nel rapporto pubblico-privato. È vero che i privati hanno un ruolo molto più ampio, ma comunque c’è un forte interessamento anche da parte dei singoli stati americani. Penso sarà molto utile il suo intervento, proprio come riflessione di confronto tra le diverse realtà e di conoscenza dei musei del mondo. 2. Relazioni 39

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