Firenze2015 WORKSHOP Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale

Se continuano a nascere musei privati, niente di male, se non fosse che alla fine le risorse private al sostegno del pubblico si riducono drasticamente. Ultimamente mi lamentavo delle difficoltà economiche in cui ci troviamo, con un famosissimo curatore di arte contemporanea italiana, lui mi ha detto: “perché non ti fai il tuo museo, lascia perdere il pubblico”. Questo è in parte l’atteggia- mento dei privati che rappresenta un problema serio. Qui nasce la domanda: è meglio sostituirsi al pubblico oppure sostenerlo per rafforzarlo senza dispersione di risorse in iniziative private che rischiano di avere poco fiato perché sono legate molto spesso alla passione di un imprenditore, di una persona ed i successori poi non seguono quello che è stato l’esempio del fondatore? Personalmente ho dedicato la mia vita all’ipotesi di occuparmi del patrimonio pubblico, quindi fare ogni sforzo per valorizzarlo, però c’è molto da combattere. Se non si dà maggiore autonomia alla gestione della cultura, svincolandola il più possibile dalla politica, snellendo la pesantezza burocratica, gli intralci legislativi, quelli procedurali, con le risorse che continuano a calare, rischiamo molto. Quando parliamo di autonomia dobbiamo definirla bene, non è autosufficienza economica, non è indipendenza rispetto al pubblico ed allo stato, autonomia vuol dire poter gestire giorno dopo giorno. Lo sapete che la Pinacoteca di Brera, che adesso avrà un nuovo direttore, a cui pare sia data una certa autonomia, non ha un conto corrente bancario e non lo può avere per incassare gli eventuali sostegni e sponsorizzazioni? Il prossimo direttore della Pinacoteca di Brera non potrà dire una parola sul personale perché sono dipendenti dello stato, non vedo come potrà realizzare una politica gestionale che sia diversa rispetto a prima. Concludo con un annuncio che nasce dal tema delle erogazioni private. Il pubblico ha sempre meno risorse ma anche i privati hanno ridotto negli ultimi anni signi- ficativamente il loro apporto a sostegno della cultura. Le fondazioni bancarie l’hanno dimezzato, oggi in Italia per la cultura danno 300 milioni di euro, le spon- sorizzazioni private che noi monitoriamo come Upa (Utenti pubblicità associati) si sono altrettanto dimezzate negli ultimi cinque anni e sono arrivate a circa 300 milioni. Non è un granchè. 3. Interventi dei Cavalieri del Lavoro 59

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