Firenze2015 WORKSHOP Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale

non li mettono. Dove stanno i privati che mettono i soldi, perché non si riescono ad attrarre i soldi dei privati? L’Art bonus risolve il problema? Noi sosteniamo tante iniziative, molto spesso senza metterci il nostro marchio, lo facciamo per amore di certe cose, ci chiamano le isti- tuzioni che sosteniamo, adesso c’è l’Art bonus. Tutto sbagliato, non risolve i problemi. Il problema fondamentale nell’attrarre risorse private, al di là di una sponsorizza- zione di una mostra, di una iniziativa che ha un inizio e una fine, è avere la tra- sparenza, la certezza, la confidenza che quelle risorse vengano gestite, investite nel tempo, nella maniera prevista da regole di governance chiare e trasparenti e go- vernate da professionisti seri e continuativi. Questa estate con la famiglia siamo andati a fare un po’ di giri di musei, conoscendo abbastanza bene quelli italiani, siamo andati a vedere quelli stranieri, a Los Angeles abbiamo visto al Getty quella bellissima mostra che è stata fatta a Palazzo Strozzi sui Bronzi che purtroppo avevamo perso, poi siamo passati al Lacma, un bellissimo museo, ma stiamo parlando degli Uffizi! Leggevo le graduatorie degli sponsor e dei benefattori del museo. C’era una bella iscrizione con decine di nomi di quelli che avevano donato oltre 30 milioni dollari, altre due o tre che avevano donato da 20 a 30 milioni di dollari e molti altri che avevano donato dai 10 milioni di dollari in su. Ma noi pensiamo che non sia possibile attrarre risorse per Pompei, il problema sia solo di soldi? Qualcuno può mai credibilmente pensare che Pompei, per dire il caso più emblematico e di maggiore gravità della storia e della conoscenza del nostro Paese, sia un problema di soldi? O non sia piuttosto un problema di go- vernance, di trasparenza, di progetto, di rigore, di capacità di riforma? È anche sterile e polemico il discorso di dire, pochi investono, i privati non met- tono i soldi, o quando qualche privato lo fa e dice perché gli altri non lo fanno io sono bravo perché l’ho fatto, lamentandosi poi che non ci riesce. Non è così, i soldi soprattutto per marchi o per siti mondiali, come quelli di cui noi disponiamo, ci sono e molto spesso non sono soldi interessati ad un dividendo di breve periodo dal punto di vista della tutela del marchio. Come diceva giustamente Sassoli de Bianchi dal punto di vista dell’Upa, quello è un mercato che c’è, esiste, può essere ancora più forte se meglio governato e indiriz- La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale: attori e modelli 70

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