Firenze2016 CONVEGNO NAZIONALE Arte cultura impresa

munque subalterni rispetto al ruolo pubblico. La complessa disciplina di riferi- mento e una concezione “purista” della cultura che, al di là delle apparenze, è an- cora molto radicata tende a ridimensionarne le possibili potenzialità economici derivanti da una gestione più orientata alla valorizzazione. Tra i fattori individuati come maggiormente ostativi ad una più ricca presenza del privato nel settore culturale, e in particolare nell’ambito della gestione dei beni culturali, viene infatti indicato al primo posto la scarsa chiarezza ed eccessiva va- riabilità delle regole del gioco (35,4%). Se è vero che nell’ultimo biennio, l’indi- rizzo che appare emergere è quello di andare in direzione di una maggiore contaminazione tra mondo dell’impresa e della cultura, innescando logiche di tipo manageriale nella gestione dei beni, o agevolando interventi in ambito culturale da parte del privato, la sensazione che emerge tra gli imprenditori è che i confini continuino ad essere eccessivamente labili e non chiaramente definiti (tab. 4). Tab. 4 – Le risposte dei Cavalieri del Lavoro alla domanda “Quali sono le motivazioni alla base di una scarsa presenza di privati nella gestione dei beni culturali?”, per area geografica, 2016 (val. %) Nord Nord Centro Sud e Totale Ovest Est Isole C’è una diffidenza di fondo verso il privato che vuole operare nel settore 24,5 25,0 16,3 27,8 22,4 Il settore non è redditivo di per sé e quindi poco attraente per le aziende 12,2 5,6 9,3 22,2 10,9 L’attuale quadro normativo penalizza l’accesso del privato 26,5 25,0 39,5 27,8 29,9 Le “regole del gioco” sono poco chiare e molto variabili, dunque il privato 36,7 38,9 34,9 22,2 35,4 difficilmente ci si avvicina Non reputo assolutamente che la presenza del privato sia scarsa nel nostro Paese 0,0 5,6 0,0 0,0 1,4 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte : indagine Cavalieri del Lavoro Arte, cultura e impresa 132

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