Firenze2016 CONVEGNO NAZIONALE Arte cultura impresa

4.0 che prevede sostanzialmente degli incentivi, incentivi fiscali automatici, circa 13 miliardi di euro per gli investimenti privati automatici, senza definizione ex ante di dove e come investire perché questo è il compito che spetta all’impresa, senza dover quindi fare bandi che poi non portano ad effettuare gli investimenti, e quindi non si spendono neanche i soldi. Con Industria 4.0 si dà fiducia al fatto che l’impresa sappia dove operare, certo, se poi opera nel solco della prossima ri- voluzione industriale che è quella digitale, allora viene premiata di più, ma non decidendo se è la stampante 3D o se è un altro mezzo, ma lasciando spazio su que- sto alle decisioni dell’impresa. C’è poi il grande fenomeno di polarizzazione che è l’internazionalizzazione delle economie che ha diviso tra vincenti e perdenti, im- prese che ce l’hanno fatta, imprese che sono morte. Cito un dato, dal 2001, data dell’ingresso della Cina nel Wto, le esportazioni italiane sono aumentate di 120 miliardi di euro però abbiamo perso il 25% di base produttiva, questo è quello che succede quando avviene un processo di polarizzazione: i vincenti da un lato e perdenti dall’altro, e così in molti altri settori. Per quanto riguarda il turismo, l’ha spiegato molto bene prima il dottor Falco, e ne parlerà dopo Franceschini, è suo dominio, è molto facile fare attrazione di flussi turistici di qualunque genere, in qualunque modo e maniera, il problema è che non è quello l’obiettivo. Prima si citavano le Baleari e la Costa Brava, io non faccio politica industriale sul turismo, ma siamo sicuri che l’idea del modello spagnolo, che è quello della cementificazione, in Italia vada bene? La cementificazione della Costa Brava con l’obiettivo di “più alberghi metti, più offerta hai, più gente arriva” io non credo questo. È chiaro che il nostro modello di sviluppo del turismo, come quello della manifattura, è un modello selettivo che deve costruire eccellenze e la- vorare sul valore. Non può essere generico, non può essere moltiplicare l’offerta per acchiappare quello che c’è. Sul turismo questo vuol dire un investimento enorme che non è sui flussi, i flussi aumentano perché aumenta la classe media del mondo, se anche avremo una battuta d’arresto per uno, due, tre anni, è un fenomeno sto- rico, la gente viene e verrà, non è quello il punto, il punto è come viene, come le città gestiscono. Il centro di Roma oggi è invivibile per quel tipo di turismo, lo sarà anche forse Firenze per altre ragioni, lo è Venezia, e poi tutto il resto è residuale quindi noi non lo possiamo gestire in questo modo. La spesa media è sotto la media Arte, cultura e impresa 24

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