Firenze2016 CONVEGNO NAZIONALE Arte cultura impresa

D ARIO F RANCESCHINI Intanto sono d’accordo con questa strategia che è esattamente quello che bisogna far capire al Paese, cioè che investire in arte e cultura non è soltanto un modo per aumentare il turismo, ma è anche un modo per migliorare la reputazione del Paese, per farci riconoscere nel mondo per le eccellenze che abbiamo. Nelle ragioni di un turista di oggi la prima motivazione di viaggio non è per tutti l’arte. Per una parte è l’arte, per altri la prima preoccupazione del viaggio è l’enogastronomia, per altri ancora la moda e lo shopping. Noi abbiamo l’eccellenza in tutti questi campi, se li mescoliamo tra di loro otteniamo un prodotto di eccellenza. Abbiamo e cerchiamo un tipo di turismo che non sia soltanto compatibile con la fragilità dei nostri luoghi d’arte, ma che sia un turismo che spende, che è in grado di portare ricchezza, non quelli che seguono la bandierina che scendono da Ponte di Rialto, Piazza San Marco e poi tornano indietro, non consumano, non spendono, non lasciano ricchezza. Dobbiamo puntare a un tipo di turismo alto, mi pare quello su cui siamo d’accordo e con il protocollo d’intesa si farà insieme. Però io che faccio il Ministro da due anni, non posso venire a dire quello che vorrò fare, penso di dover rendere conto di quello che ho fatto, perché penso che soprattutto nel campo del turismo il com- pito del pubblico sia aiutare con degli incentivi fiscali. Abbiamo fatto il tax credit per gli alberghi, le ristrutturazioni, per la digitalizzazione, aiutare sulla semplifica- zione, quindi in termini più generali, ma soprattutto aumentare la domanda. Poi la risposta la devono dare le imprese se la domanda cresce. Cito la riforma dei musei perché appunto dico: se mi metto a dire le cose che non funzionano, ne so più di quelli che osservano, allora vi faccio il quadro di quello che ho trovato io. I musei statali sono circa 420, il 10% dei musei italiani, perché ci sono quelli della Chiesa. I musei statali anche quelli con le più grandi collezioni del mondo: Uffizi, Brera, Capodimonte non esistevano, erano semplici uffici agli ordini gerarchici del sovrintendente, guidati da un funzionario che guadagnava 1.500 euro al mese, senza bilancio, senza statuto, senza comitato scientifico, senza nessuna autonomia. Questi erano i musei. Gli incassi dei musei statali, fino a due anni e mezzo fa, fi- nivano tutti in un capitolo del ministero dell’economia. Quindi, per un museo vendere 5.000 biglietti o 50.000, affittare una sala, non affittarla, non gli cambiava 4. L’Alleanza tra cultura e sviluppo 71

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