prendere e far circolare, sulle quali costruire un corretto rapporto tra idee ed esperienze. […] Per Cavina il merito non è solo quella delle medie scolastiche (benché sosterrà sempre gli Alfieri del lavoro, e molti ne accoglierà in Residenza) o del voto nella prova scritta di ammissione; è anche l’idoneità alla vita comunitaria, la curiosità intellettuale, gli interessi extracurriculari, dallo sport alla musica, all’arte. Infine si avvale dell’intuitu personae, che aziona talvolta in totale autonomia, altre volte come una sorta di golden share positiva o negativa, quando lo ritenga indispensabile all’esito di una procedura non burocratica ma molto articolata, con l’apporto di competenze diverse e anche, negli anni successivi, di alcuni laureati. […] Se la costruzione della Residenza è resa possibile dalla donazione Lamaro, da un intervento di entità analoga della Federazione e dai contributi economici o in prodotti delle proprie imprese (arredi, per esempio) da parte di molti Cavalieri del lavoro, la copertura dei costi gestionali è perfino più impegnativa. […] Profili, quelli economici, non estranei al “pensiero” di Cavina, perché una sua caratteristica, obiettivamente rara, era quella di sentirsi corresponsabile dell’equilibrio gestionale delle diverse attività e pienamente coinvolto nella ricerca delle fonti di finanziamento, attraverso ogni tipo di contributo, in denaro e in natura, da parte di singoli Cavalieri del lavoro, imprese, Camere di commercio, associazioni industriali nei territori dove, di volta in volta, si svolgevano gli “Incontri”, gli stage aziendali, i viaggi di studio (ho partecipato a quello nelle istituzioni della Comunità economica europea che, in attesa dell’euro, non pesò per una lira sul bilancio della Federazione). I costi crescono, l’ospitalità durante gli “Incontri” con le scuole viene ridotta, ma lui arriva a coprire almeno la metà dei costi grazie a contributi aggiuntivi personalmente procurati. Altrettanto per ottenere ulteriori borse di studio per la Residenza, accrescerne le dotazioni, rinnovare gli impianti, offrire servizi, anche ricreativi, agli studenti. Grandi e piccoli Cavalieri del lavoro ricevono le visite di Cavina, che quasi mai torna a mani vuote. E molti di loro continuano poi spontaneamente (e forse altri continuano ancora oggi con il Collegio) a ricordarsi della Residenza e a “farsi ricordare” dai suoi ospiti. […] Questa antologia non sarebbe stata possibile senza la disponibilità e il sostegno della Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro, con il tramite efficace e rispettoso dell’Associazione laureati. Mi unisco perciò in modo convinto, anche a titolo personale, al ringraziamento espresso dal presidente Giorgio Ricci Maccarini nella Premessa. Giovanni Cavina (Faenza, 27 marzo 1924 - Roma, 4 aprile 2009) si è occupato per 38 anni di formazione e orientamento dei giovani attraverso le iniziative da lui realizzate e sviluppate per la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro e l’Ente Palazzo della Civiltà del Lavoro: dagli “Incontri dei giovani con il mondo del lavoro” al Premio “Alfieri del Lavoro”, alla direzione di “Panorama per i giovani”, periodico del Collegio, e della Residenza Universitaria “Lamaro Pozzani”. Ha promosso la concezione interdisciplinare della conoscenza e lo sviluppo del “personalismo comunitario” attraverso la circolazione delle informazioni, il confronto delle idee, la consapevolezza e la responsabilità, il senso del dovere trasformato in senso del volere dalla passione con la quale affrontare la vita. Nel volume “L’abbazia laica. Giovanni Cavina, educatore visionario”, a cura di Giovanni Ciancarella, alcuni laureati della prima ora riuniti nel gruppo Saredosettantaquattro ne rocrdano la figura. L’opera è stata in parte realizzata grazie al sostegno della Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro in occasione del mezzo secolo di attività del Collegio “Lamaro Pozzani”. Giovanni Cavina, l’educatore visionario 33 Il Collegio compie 50 anni IL COLLEGIO E GLI ALUMNI
RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=