Matera2019 CONVEGNO NAZIONALE Conoscere per competere
pace di competere. Se non sono capace di competere, sono destinato a morire. Oggi la competizione è molto più violenta, molto più dura, non fa più prigionieri. Non ci sono più nicchie, cespugli, piccoli aggrovigliati dietro i quali nascondersi; la competizione è assoluta. Da decenni molti di noi hanno contestato la logica del cespuglio del piccolo e bello, della capacità italiana di fare queste cose, rendendosi conto che la dimen- sione e la direzione nella quale andavamo era esattamente questa. Per cui anche il linguaggio con il quale noi oggi parliamo, il dibattito fatto sulla Cina in queste ultime settimane registra un’assoluta distonia rispetto a quella che è la nuova di- mensione della competizione. Qualche decennio fa si diceva: competono i territori, competono le macro regioni, i paesi. Non è più vero, nel senso che, competono sicuramente i territori, le regioni e i paesi, ma soprattutto competono i continenti. Oggi la dimensione minima della competizione è continentale. Quando si approccia un discorso come quello della Cina e si pensa che così come il continente americano dice: “America First”, noi possiamo dire anche “Italia First”. Abbiamo un calo secco di credibilità e di reputazione, anzitutto all’interno del Paese e poi agli occhi del mondo. Come non capire che la Cina ha una visione imperialistica ed egemonica. Da venti anni rappresenta il concorrente numero uno del mondo occidentale, che ha fatto della concorrenza sleale il suo elemento fondamentale per cui lavorando sul dum- ping ambientale, sul dumping sociale, ha continuato ad erodere quote di mercato significative ai nostri sistemi paese. Certo, rappresenta una opportunità per chi riesce a posizionarsi su settori e segmenti nei quali l’unicità, e questo vale per alcuni pezzi del Made in Italy, può rappresentare un elemento distintivo. Ma attenzione, abbiamo dei problemi colossali: protezione dei marchi, protezione del Made in Italy, dei diritti brevettuali e delle proprietà intellettuali, sui quali re- gistriamo dei deficit colossali dal punto di vista di Paese e dal punto di vista di Europa. Il dumping sociale è una strada che tutti i paesi nel mondo, nella storia del proprio sviluppo, hanno affrontato: ma lo hanno poi corretto perché la democrazia di quei paesi consentiva ai movimenti sindacali di riequilibrare le distorsioni in una prima 107 7. Intervento conclusivo
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