Matera2019 CONVEGNO NAZIONALE Conoscere per competere

monte, così come il Mezzogiorno non è un tema del meridione, sono entrambi temi del Paese. Noi abbiamo bisogno di collegarci con i mercati con i quali ope- riamo, altrimenti saremo tagliati completamente fuori. Non abbiamo nessuna pos- sibilità di competere. Noi siamo ben contenti della stabilità. Non è nostro ruolo e compito esprimere va- lutazioni politiche, ma è nostro dovere esprimere valutazioni sulla coerenza delle politiche industriali. Queste parole evocano fantasmi del passato, non è politica in- tervenire nei settori ma sicuramente è politica quella di creare i fattori con i quali possiamo competere. Sono politiche che vanno in qualche modo riscoperte e ride- finite. Anche in un quadro di coerenza sul piano delle scelte di politica economica. Che il mondo andasse verso una fase di rallentamento, lo sapevamo da tempo. Non avevamo bisogno di aspettare che questo accadesse; che non ci fosse capacità di crescita nel nostro Paese, anzi, che vi fosse l’incapacità a reggere il passo degli altri paesi europei, lo sapevamo da tempo. Quando noi competiamo a livello in- ternazionale, le dinamiche inflattive devono essere cancellate dalle capacità di cre- scita delle imprese. Se le imprese non crescono non c’è possibilità di cancellare questi costi, perdiamo quote. Se le imprese perdono le quote, le perde il Paese, quindi noi ci stiamo avviluppando. Abbiamo bisogno di riscoprire una forte capacità di riprendere le riforme sociali. Le riforme del mercato del lavoro, ancora incompiute, non possono tornare in- dietro, devono andare in avanti. Noi dobbiamo rendere il mercato del lavoro li- bero. Dobbiamo rendere i nostri lavoratori capaci di saper promuovere se stessi, di essere imprenditori di se stessi, perché dispongono di un bagaglio di cultura e di professionalità adeguato per poter difendere se stessi. Queste sono le moderne società industriali nelle quali dobbiamo competere. Non siamo un Paese che ha un deficit di diritti del lavoro, al contrario, abbiamo un deficit di libertà di lavoro. È un passo in avanti che dobbiamo assolutamente compiere, continuando ad in- vestire sulla formazione, sulle università, sul nostro patrimonio artistico culturale. Dobbiamo riprendere ad investire, su infrastrutture che pensano e su infrastrutture che pesano. 111 7. Intervento conclusivo

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=