Matera2019 CONVEGNO NAZIONALE Conoscere per competere

Conoscere per competere 48 facendo leva su quella che è non solo l’identità, ma anche sulle condizioni effettive in cui ci troviamo ad operare. Nel dibattito attuale (faccio un mea culpa!) l’Emilia Romagna non è riuscita ad esprimere abbastanza la propria posizione: una proposta di maggiore autonomia, che è rivolta a tutte le regioni, come prescrive la nostra Costituzione; una proposta centrata sull’autonomia organizzativa delle regioni. La stessa Costituzione prevede, del resto, già dei casi di un’autonomia legislativa: è quella delle regioni a statuto speciale. La Lombardia e il Veneto hanno scelto questa strada; noi abbiamo optato per l’autonomia organizzativa. In altre parole le regioni a statuto ordinario hanno già delle competenze che però oggettivamente sono fortemente vincolate dalla evidenza che le autonomie già rico- nosciute non sono state accompagnate da quel “massimo decentramento ammini- strativo” a cui la Costituzione fa riferimento esplicito. Faccio l’esempio della scuola. Come avete sentito la scuola è il perno del ragionamento di oggi; non è un caso che la parola “competere” ha la stessa radice di “competenza”. C’è un forte ritardo e qui si pone il tema della autonomia. L’Emilia Romagna non richiede che i professori entrino in un ruolo nazionale. Le università sono per la maggior parte statali. I pro- fessori sono dipendenti dello Stato, ma le università hanno una fortissima autonomia nel fare e portare a compimento le loro scelte organizzative. Ve ne sono alcune che stanno scegliendo di specializzarsi molto nell’area dell’ingegneria, altre che invece nel contesto locale, devono essere generaliste perché vi è la necessità di avere tutte le specializzazioni. Si può mantenere un ruolo nazionale degli insegnanti - che anche io ritengo un asse portante della unità nazionale - ma le regioni, proprio perché vicine ai loro cittadini, debbono poter programmare e realizzare la loro offerta in base agli effettivi fabbisogni del territorio, certamente nell’ambito di un quadro di programmazione nazionale. Penso alla scuola primaria, alla secondaria e soprattutto alle scuole tecniche. Noi stiamo ragionando molto di università ma il perno di ca- renza vera è sulle scuole tecniche; ci mancano i tecnici! È lì che andiamo a formare anche la cultura di una nuova industria. Nella nostra storia i nostri imprenditori sono nati nelle scuole tecniche.

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