Matera2019 CONVEGNO NAZIONALE Conoscere per competere

Conoscere per competere 50 in cui abbiamo aperto con l’euro ad una maggiore integrazione con l’Europa. Ci sono delle cose che, per loro dimensione efficiente, devono essere gestite a livello nazionale, altre a livello di città, di paese, di comunità. Come ci sono ancora cose che devono essere gestite a livello intermedio, cioè, su una dimensione che richiede livelli di programmazione più ampi ma ben circostanziati. L’Emilia Romagna ha cinque milioni di abitanti, sostanzialmente ha il PIL di poco inferiore a quello non dico del Portogallo, ma quasi. Comincia ad avere una popolazione, una esten- sione, una economia che richiedono una adeguata capacità di programmazione e di attuazione rilevante. Però attenzione, noi non abbiamo ancora discusso come debba essere un Paese che voglia stare dentro l’Europa e, quindi, deve essere aperto e competitivo. E per- tanto quali siano i livelli più adeguati di responsabilità politica ed amministrativa, ma anche di verificabilità democratica delle azioni compiute necessarie per essere un soggetto attivo in questa Europa in trasformazione. Vedo il rischio che in questo momento si stia dibattendo tra un’idea di autonomia, non voglio dire secessionista, ma certo esasperata, e la difesa di un centralismo dell’amministrazione, di cui nel contempo si denuncia la deriva burocratica, senza tuttavia esplorare le vie di una autonomia responsabile cosi come richiesto dalla Costituzione. Possiamo essere ragionevolmente capaci di ritrovare un modo di organizzare la nostra vita quotidiana, il luogo dello sviluppo, la capacità di partecipare in maniera solidale alla vita di tutti, avendo la responsabilità di quello che stiamo facendo? Credo sia questo il tema, troviamo il modo di parlarne, fermiamo eventualmente le macchine, discutiamo di cosa vogliamo essere, altrimenti non c’è futuro. Altro punto su cui volevo insistere, come è stato già detto: una diagnosi e una cura. Noi siamo un Paese che non ha investito su noi stessi. Quando facciamo ve- dere che l’investimento sull’università, sulla scuola, sull’istruzione, è fra i più bassi d’Europa, vuol dire che non investiamo su di noi, sui nostri figli. Questa è la radice di tutti i mali. Se non torniamo ad investire su queste cose, saremo sempre in ri- tardo sulle nostre ambizioni, sulle nostre speranze. La lunga marcia di Matera ci dà una indicazione fortissima. Bisogna avere anzitutto l’ambizione di conquistare il tempo, questa idea di non essere schiacciati su un presente che non ha né passato, né futuro.

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