Matera2019 CONVEGNO NAZIONALE Conoscere per competere

altri paesi non hanno questa originalità. Nel Nord Europa hanno la comodità e il legno, in Francia hanno un concetto del lusso e della esclusività. Questo ci contrad- distingue ed è la ragione per cui tenere il giusto rapporto tra il mondo dell’arte, della cultura e il mondo dell’industria a questo livello, penso ci possa essere molto utile. Un secondo aspetto, lo possiamo definire “formazione professionale”, se lo vediamo dal punto di vista della scuola, oppure “cultura tecnica”, se lo vediamo dal punto di vista culturale. La formazione professionale è un po’ una Cenerentola. A mio avviso è il nostro principale punto debole, se guardiamo l’intero sistema industriale. Qual è il problema? Confindustria Moda mi dice che nei prossimi due anni ci sarà un gap di 45 mila persone che andranno in pensione e non ci sarà la sostitu- zione. Classicamente, nel nostro modo di lavorare, parlo soprattutto delle aziende più orientate alla creatività, all’artigianato di un certo livello, il meccanismo di trasferimento delle competenze era legato all’affiancamento: io mi prendevo un giovane operaio e lo mettevo al fianco di quello che magari era lì da vent’anni. Questo era il modello. Oggi non è più così semplice perché esiste un divario ge- nerazionale per tutta una serie di ragioni. Banalmente mancano i giovani aspiranti. In secondo luogo c’è un tema di contemporaneità, di aggiornamento tecnologico. Non possiamo far finta che non ci sia. Il problema, però, è che mancano figure tecniche. Se adesso investissimo nelle scuole professionali, rischieremmo, come succede, di non avere abbastanza stu- denti che vogliono andarci. Prima si parlava di rivoluzione culturale; per me questa è la principale rivoluzione culturale. Sapete cosa stanno pensando le aziende di Confindustria Moda? Di de- localizzare le scuole. Dato che non trovano abbastanza giovani in Italia, vanno in Romania. Aprono lì dove trovano i giovani che vogliono fare questo percorso pro- fessionale, per poi portarli qui. Perché questo? Facciamo un’autocritica seria. Per anni noi abbiamo fatto la pub- blicità contraria alla formazione professionale. Abbiamo raccontato che la scuola professionale era una scuola dove andavano i meno dotati, quelli che avevano meno chance. Se la famiglia raccontava cosa faceva il figlio, doveva dire che stu- diava da avvocato o per diventare altro. Oggi il figlio che ha fatto studi classici 6. La cultura come volano per lo sviluppo economico e sociale del Paese 97

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