Milano2015 CONVEGNO NAZIONALE ImpresaItalia
M ARCO F ORTIS Direttore Fondazione Edison Il tema che affronterò è soprattutto quello della competitività dell’Italia e del ca- pitalismo italiano nel contesto internazionale. Parto tuttavia da una premessa non secondaria. È indubbiamente vero che cresciamo poco, ma forse nelle analisi an- drebbe anche guardato il peso che in tutto il nostro recente passato ha avuto il problema del debito pubblico e del contenimento del pagamento degli interessi sullo stock di debito pubblico accumulato. Nessun paese ha fatto più sacrifici dell’Italia in termini di avanzo statale primario. Abbiamo pagato una quantità di interessi enormi, non è bastato tutto questo avanzo primario, ma è servito a contenere il debito. Come è stato realizzato questo avanzo primario? Soprattutto attraverso le tasse su famiglie e imprese. Solo negli ultimi tre anni abbiamo avuto anche un tentativo di taglio sostanziale della spesa pubblica. Cosa significa questo? Significa che il mercato interno si è sempre più indebolito, perché chiaramente più alte sono le tasse su famiglie e imprese più è difficile mantenere il potere di acquisto e la capa- cità di spesa sul mercato domestico. In questi giorni si discute molto della crisi greca; la differenza fra la Grecia e l’Italia è sostanzialmente che se fossero stati assegnati all’Italia gli stessi interessi sul debito pubblico nel ’92, oggi noi avremmo un debito pubblico in rapporto al Pil, alto come quello della Germania, tra i più bassi al mondo. Veniamo al problema della competitività che è un tema complesso perché tanti sono gli indicatori di competitività esistenti. Nel grafico 1 ne vedete alcuni famosi, World Economics Forum, l’Imd di Losanna. L’Italia è quasi sempre in fondo alle classifiche di competitività. Ce ne sono anche altri relativi ad aspetti più specifici, per esempio la produzione industriale. L’Unido, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, classifica l’Italia al nono posto, ben davanti a molti altri paesi avanzati, addirittura nel commercio estero 2. Il capitalismo italiano e la competizione globale 33
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